Codisti, ecco i nuovi professionisti delle code che si fanno pagare caro

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Davanti agli Applestore tanti giovani che poi postano la propria esperienza sui social. Ma anche professionisti della fila: i “codisti” si fanno pagare caro, fino a 3400 dollari a settimana, per aspettare ore sulla strada al posto di altri. C’è perfino chi si fa pubblicità mentre aspetta.

I Codisti

In Italia è diventato un vero mestiere, con tanto di contratto nazionale. Ma è negli Usa che la nuova professione del “codista” è cresciuta di più e più in fretta, tanto che oggi esistono piattaforme online come Airtasker, dove è possibile candidarsi a fare la coda per conto terzi.

Le tariffe arrivano a 3.400 dollari a settimana negli Usa. Sono più convenienti in Italia: 10 euro l’ora. C’erano numerosi codisti anche pochi giorni fa davanti agli Apple Store, per il primo giorno di vendita degli iPhone X. E c’erano probabilmente nel giugno scorso quando, sempre a New York, la catena Shake Shack, famosa per i suoi hamburger, ha segnato il nuovo record della più lunga coda d’attesa della storia: tre ore in fila per riuscire ad aggiudicarsi uno degli special burgers lanciati per il decimo anniversario.

“C’è chi si era accampato da giorni. All’angolo della Fith Avenue la coda era infinita; centinaia di persone erano in fila già dalle 7 e 20 del mattino, sebbene mancassero venti minuti perché il primo acquirente riuscisse ad entrare nel negozio”. Colpa della seduzione esercitata dal marchio della mela mangiata? Il potere mitico di simboli e icone c’entra poco in questo caso e alcuni degli acquirenti, da navigati imprenditori, “avrebbero trovato nella coda un modo efficace per guadagnare soldi, non per spenderli”, scrive The Conversation.

Lo youtuber che si fa pubblicità in fila

“In testa alla coda per l’acquisto degli iPhone 8 e X a Sydney c’era uno Youtuber 20enne che, certo di ricevere l’attenzione dei media di tutto il mondo, ha colto un’occasione unica per procurarsi pubblicità gratuita e incrementare la propria base di follower”, riferisce ancora The Conversation. I fatti dimostrano, sostiene Harald Wieser, che le code per il nuovo iPhone “possono essere il risultato di qualcosa di molto più complesso del potere mitico di simboli, icone e storie”.

I risvolti psicologici

Gli esperti sostengono, scrive Business Insider, che “aspettare in coda è un modo per coltivare la nostra identità”. È un fenomeno psicologico noto in medicina come “auto-segnalazione”: ci sono persone che decidono di comunicare il tipo di persona che sono a se stessi (prima che agli altri). Francesca Gino, professore di amministrazione aziendale presso la Harvard Business School, spiega: “Anche comportamenti apparentemente irrazionali (come aspettare per ore in coda un nuovo prodotto) hanno un senso se si pensa ai segnali che mandiamo a noi stessi”: è un modo di provare quanto teniamo a noi o a un’altra persona (come nel caso di chi fa la coda per comprare un telefonino da regalare).

Chi guadagna per la coda paga il 10% di tasse

Ma torniamo ai “codisti”. Come ha scritto Alessio Ribaudo sul Corriere, il neologismo coniato per indicare chi svolge file “conto terzi” tratta “di una vera professione regolata da un contratto collettivo nazionale, retribuita a ore dai clienti che, dopo il pagamento, ricevono una ricevuta fiscale”. Le code in Italia non mancano mai e per assurdo la temuta, odiata e contesta burocrazia finisce per trasformarsi in un’occasione per fare soldi. “Sempre più persone non hanno il tempo o la voglia di fare la fila agli sportelli e si affidano a me che ho fatto di banche, uffici postali e agenzie delle Entrate il mio pane quotidiano. Siamo pagati in base al tempo realmente trascorso in coda e chiediamo 10 euro l’ora su cui poi versiamo il 20 per cento di tasse”,  spiega Irene Xotta, 41 anni, di Galliate nel Novarese.

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