Coppia napoletana convertita all’Islam arrestata per traffico di armi
Sono tre le persone fermate questa mattina a Napoli per traffico d’armi internazionale e sono tutti appartenenti alla stessa famiglia: si tratta di Mario Di Leva, il padre, convertito all’Islam con il nome di Jaafar, la madre, Annamaria Fontana (con un passato in politica proprio a San Giorgio), e il figlio Luca, anche quest’ultimo convertito e indagato a piede libero. Una quarta persona è un libico tuttora irreperibile, Mogamud Alì Shaswish.
I quattro avevano contatti frequenti con cittadini libici, somali e iraniani; proprio a Libia e Iran (sotto embargo) — secondo l’accusa — erano dirette le armi procurate dagli indagati tra il 2011 e il 2015: elicotteri, fucili d’assalto e missili terra-aria.
È una vicenda inquietante che parla di una famiglia intera convertita e radicalizzata che porta da avanti da anni traffici illeciti. L’inchiesta prese il via da un’indagine sul clan dei casalesi; avviata dal pm Cesare Sirignano, ora alla Dna, è stata poi continuata con il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli. Il clan ricercava, infatti, persone esperte di armi ed armamenti da inviare alle Seychelles per l’addestramento di un battaglione di somali, che avrebbero dovuto svolgere attività espressamente qualificate come «mercenariato».
Nei confronti degli indagati lo scorso luglio era stata chiesta un’ordinanza di custodia cautelare ma poiché finora il provvedimento non era stato emesso dal gip, la Procura ha deciso di eseguire i fermi: molti elementi facevano infatti pensare che gli indagati si preparassero a lasciare l’Italia. Hanno conti bancari in svariati Paesi stranieri. Agli atti dell’inchiesta vi sarebbe anche una foto in cui la coppia è in compagnia dell’ex premier iraniano Ahmadinejad.
Tra i fermati c’è l’industriale Andrea Pardi, amministratore delegato della Società Italiana Elicotteri, già coinvolto un un’altra inchiesta su traffico di armi e reclutamento di mercenari tra Italia e Somalia.
Tra le aziende implicate nei citati traffici illeciti spicca una società con sede in Roma, operante nel commercio di elicotteri che, sulla base dei riscontri effettuati, avrebbe, almeno in un caso, ceduto, attraverso triangolazioni che hanno consentito alle merci di non entrare nel territorio nazionale, materiali di armamento di produzione estera verso l’Iran.
Le indagini tecniche e le dichiarazioni rese da persone informate sui fatti, hanno permesso di ricostruire l’entità dei traffici illeciti aventi ad oggetto, tra l’altro, anche vari tentativi, idonei e diretti in modo non equivoco, di vendere elicotteri militari, fucili d’assalto, munizionamento da guerra, missili anti-carro e terra-aria, sempre nei due Paesi sottoposti ad embargo internazionale.
I coniugi Di Leva , 69 e 64 anni, pur residenti in Italia “sono stati stabilmente all’estero, hanno potuto soggiornare a lungo in alcuni Paesi del medio Oriente – dichiarano gli inquirenti – e hanno potuto frequentare e conoscere alti esponenti del mondo politico e religioso locale. I contatti di maggiore importanza sono riferibili al contesto iraniano e al contesto libico”. In un’altra conversazione i Di Leva, pensando che sia un dialogo non intercettabile “ammettono di essere in contatto con soggetti appartenenti a milizie tribali libiche implicate in azioni terroristiche”.