Costi legali per i famigliari dei 7 studenti morti nel terremoto invece di risarcimento
La sentenza della Corte d’Appello riguardante il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile 2009 ha sollevato molte polemiche per la mancanza di risarcimento ai familiari dei 7 studenti deceduti. Gli scienziati della Commissione Grandi Rischi, riuniti cinque giorni prima del sisma, sono stati scagionati dalle accuse di aver fornito rassicurazioni alla popolazione che avrebbero portato a sottovalutare il rischio del terremoto. La Corte d’Appello dell’Aquila ha stabilito che i ragazzi deceduti durante il terremoto sarebbero stati colpevoli di una “condotta incauta” che li ha portati alla morte.
La decisione della Corte ha generato molte critiche, in quanto i familiari delle vittime non solo non otterranno alcun risarcimento, ma dovranno anche pagare le spese legali, stimati intorno ai 14 mila euro. La presidenza del Consiglio è stata anch’essa scagionata, con la motivazione che “il fatto non sussiste”. Solo Bernardo De Bernardinis, vicecapo della Protezione Civile all’epoca dei fatti, è stato condannato a 2 anni di reclusione.
La Commissione Grandi Rischi aveva tenuto una riunione prima del terremoto ma non aveva diffuso messaggi che invitasbero alla prudenza e al rispetto delle misure preventive in caso di terremoto. Tuttavia, i giudici non hanno trovato prove concrete che dimostrino un nesso causale tra le rassicurazioni della Commissione e la decisione dei ragazzi di rimanere nelle proprie abitazioni durante il sisma.
Nicola Bianchi, uno dei giovani deceduti nel terremoto, avrebbe deciso di restare all’Aquila per sostenere un esame il giorno successivo, manifestando così una volontà indipendente dalle dichiarazioni rassicuranti dei funzionari della Protezione Civile e del sindaco. La Corte ha stabilito che i ragazzi non sono stati condizionati né rassicurati dalle autorità e che hanno agito in base alla propria decisione.
Questa sentenza ha sollevato domande sulla responsabilità civile e sulle modalità con cui le istituzioni comunicano e gestiscono le emergenze. L’assoluzione degli scienziati ha lasciato molti con l’amaro in bocca, poiché i familiari delle vittime si ritrovano senza giustizia e senza risarcimento per la perdita dei propri cari. La vicenda continua a suscitare dibattiti sulla gestione delle emergenze e sulla responsabilità delle istituzioni nel proteggere i cittadini dai rischi naturali.