Crisi Mps. Bce: no alla proroga per aumento capitale
La Bce ha respinto la richiesta di Mps di concedere più tempo per l’aumento di capitale. Stamane a Roma, al ministero dell’Economia, si è tenuto un incontro tra il ministro Pier Carlo Padoan, tra i papabili successori di Renzi al timone del governo italiano, l’ad del Monte dei Paschi, Marco Morelli, e il presidente, Alessandro Falciai. Nel pomeriggio, a Milano, è atteso invece un consiglio di amministrazione per fare il punto della situazione. Immediato il contraccolpo in Borsa; il titolo precipita a Piazza Affari, perdendo ben il 10%.
La banca senese aveva chiesto 20 giorni per l’operazione di salvataggio(termine fissato al 31 dicembre), in considerazione anche dell’esito del referendum e dell’attuale crisi di governo. Sperava così di riuscire nell’impresa ardua di chiudere la ripatrimonializzazione da 5 miliardi contando interamente sulle forze di mercato, in aggiunta al miliardo già arrivato dalla conversione dei bond subordinati.
A questo punto, il no della Bce di prorogare al 20 gennaio il termine per l’aumento di capitale rende impossibile la ricapitalizzazione sul mercato. Servirà dunque un tempestivo intervento dello Stato, con il Tesoro al lavoro per un decreto legge che potrebbe vedere la luce già nel fine settimana. Ma al salvataggio del Monte dovranno con ogni probabilità contribuire anche i titolari delle obbligazioni subordinate emesse dalla banca.
Mossa, quella dell’intervento statale che il premier dimissionario Matteo Renzi nei mesi scorsi aveva cercato di evitare in ogni modo. Così, lo Stato dovrà subentrare al consorzio di garanzia, attraverso l’azzeramento dei bond subordinati, con l’obiettivo di offrire il ristoro alla clientela retail esposta per circa 2 miliardi. Di certo, occorre una soluzione tempestiva per non destabilizzare troppo i mercati, già alquanto segnati dall’esito del referendum costituzionale