Disastro aereo russo, recuperata una scatola nera: dati entro il 30 gennaio
Ancora non ci sono risposte sulle cause cha hanno provocato il disastro aereo in Russia nel quale hanno perso la vita tutti i passeggeri: l’aereo era diretto in Siria con a bordo 64 membri del Coro dell’Armata rossa. I sommozzatori impegnati nelle ricerche dell’aereo militare russo che si è inabissato domenica nel Mar Nero, poco dopo il decollo da Sochi alla volta di Latakia, in Siria, hanno trovato una scatola nera. Secondo gli esperti, i dati provenienti dal registratore di volo parametrico sono in buone condizioni e possono essere estratti entro la fine della settimana.
Le ipotesi più accreditate per spiegare la tragedia, ricorda Ria Novosti, sono quelle del guasto tecnico, con oggetti esterni finiti nel motore, l’errore umano e il carburante di bassa qualità. Per ora non vi sono segni che accreditino la versione di un attacco terroristico.
La scatola, immersa nell’acqua affinchè l’aria non deteriori il materiale registrato, verrà portata all’Istituto centrale di ricerca a Lyubertsy, centro d’eccellenza alla periferia Sud-Est di Mosca. Nel frattempo l’attività subacquea non si interrompe, nonostante le condizioni meteo in deterioramento.
Gli specialisti russi del ministero delle Emergenze, tramite sonar a scansione laterale, stanno esaminando la zona sud dello schianto. In 70 immersioni sono stati rinvenuti grandi frammenti della fusoliera del Tu-154, sprofondato nelle acque al largo di Sochi. Mentre è stato già scandagliato il 100% della superficie del mare, dove è avvenuto lo schianto. Durante la notte, i soccorritori hanno trovato altri 5 frammenti hanno rinvenuto detriti del motore. Secondo informazioni non ufficiali, sono stati riportati a riva 16 cadaveri e centinaia di detriti umani.
Dopo la giornata di ieri di lutto nazionale, Mosca è come sprofondata in un abisso di tristezza e sgomento, simile a quando il sottomarino Kursk si inabissò nel Mare di Barents, all’inizio del primo mandato presidenziale di Vladimir Putin: all’epoca furono 114 le vittime. Allora, come oggi, la tragedia scosse profondamente l’opinione pubblica.
Il ministro della Difesa Sergey Shoigu ha chiesto anche oggi ai suoi sottoposti un minuto di silenzio e ha commemorato le vittime dello schianto dichiarando: “C’è stata una grande tragedia. Sono rimasti uccisi i nostri compagni, colleghi, persone con cui abbiamo lavorato in direzioni diverse, le persone che rappresentano il colore, il volto delle nostre forze armate, la nostra cultura, e, naturalmente, coloro che nel corso degli anni ci hanno aiutato e sostenuto, e noi li abbiamo sostenuti in grandi e importanti operazioni umanitarie in luoghi diversi, in diversi territori”.