Divorzio: ritorno al criterio del “tenore di vita” nell’assegno all’ex
Divorzio: ritorno al criterio del “tenore di vita” nell’assegno all’ex coniuge. A chiederlo è stato il Procuratore Generale della Cassazione Marcello Matera. Occorreranno trenta giorni per sapere quale sarà il verdetto definitivo delle Sezioni Unite, se riportare o meno in auge il criterio del tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Divorzio: ritorno al criterio del “tenore di vita”, il caso Grilli
Divorzio: ritorno al criterio del “tenore di vita”. Il criterio del tenore di vita analogo a quello vissuto durante il matrimonio, nello stabilire la somma spettante all’ex coniuge, era entrato in vigore nel 1990. Era, però, stato archiviato lo scorso maggio con la sentenza del caso Grilli. Fino ad allora era considerato uno dei principali criteri nello stabilire l’ammontare dell’assegno all’ex coniuge.
Con la sentenza dell’11 maggio 2017, sul caso dell’ex ministro dell’economia Vittorio Grilli e la moglie Lisa Lowenstein, era stato invece introdotto il criterio dell’autoresponsabilità. L’assegno divorzile non doveva più essere assegnato in base al tenore di vita, bensì in base all’autosufficienza economica dell’ex.
Tutto questo perchè, secondo i giudici, “si deve superare la concezione patrimonialistica del matrimonio inteso come una sistemazione definitiva”. Dopo il caso Omar-Lucrezia, il Pg Marcello Matera ha riacceso i riflettori sul criterio del tenore di vita.
Divorzio: il ricorso di Omar divide gli animi
Divorzio: ritorno al criterio del tenore di vita. Dopo il caso Grilli-Lowenstein e quello di Berlusconi contro l’ex moglie Veronica Lario, viene fuori un’altra lite tra una coppia di imprenditori per l’assegno divorzile. E’ con questa che si riaccendono gli animi delle Sezioni Unite e si riguarda ai criteri per stabilire l’ammontare dell’assegno.
Lucrezia e Omar, i due imprenditori sposatisi nel 1978, hanno deciso consensualmente di divorziare nel 2007. I due avevano messo su un’azienda nel settore degli imballaggi e lei aveva avviato un centro di formazione al lavoro. Al momento del divorzio, dividono equamente il patrimonio delle famiglie. La moglie Lucrezia vuole, però, anche un assegno di quattromila euro e il Tribunale di Reggio Emilia glielo attribuisce. Il marito, sostenendo che la moglie goda di un ottimo tenore di vita e non abbia bisogno di ulteriori assegni, fa ricorso alla Corte di Appello di Bologna. Quest’ultima, secondo il criterio dell’autosufficienza, vuole annullare l’assegno. Qui gli animi si dividono: non si sa se applicare il criterio dell’autosufficienza o quello del tenore di vita goduto durante il matrimonio.
Le parole del Procuratore Generale
Divorzio: ritorno al criterio del tenore di vita. Il Procuratore Generale della Suprema Corte, Marcello Matera, si esprime sui criteri utilizzati per stabilire l’ammontare dell’assegno divorzile. “La premessa è che ogni singolo giudizio richiede necessariamente la valutazione delle peculiarità del caso concreto.
L’adozione di un unico principio di diritto, come quello della sentenza “Grilli”, corre il rischio di favorire una sorta di giustizia di classe.” Continua, poi, sostenendo che “il criterio dell’autosufficienza può essere preso come parametro di riferimento, ma non si può escludere di rapportarsi anche agli altri criteri stabiliti dalla legge. Tra questi: la durata del matrimonio, l’apporto del coniuge al patrimonio familiare e il tenore di vita durante il matrimonio per valutare il diritto all’assegno di divorzio.”
I magistrati hanno un mese per decidere quale sarà l’esito della sentenza.