Ecco l’innovativa alternativa al trapianto di organi: la stampa 3D degli organi

Ecco l’innovativa alternativa al trapianto di organi: la stampa 3D degli organi

Entro il 2025 saranno impiantati i primi cuori artificiali permanenti, alternativa al trapianto per pazienti con insufficienza cardiaca grave. Carmat, azienda francese, ha sviluppato il dispositivo approvato in Europa, utilizzato come soluzione ponte in attesa del trapianto. La domanda di organi per trapianto supera l’offerta, con solo il 10% dei bisogni globali coperti. La tecnologia militare applicata al cuore artificiale permetterà impianti permanenti. Attualmente il cuore artificiale è la soluzione temporanea in attesa del trapianto. Questa innovazione potrebbe diventare l’alternativa definitiva per i pazienti con insufficienza cardiaca terminale.

Il futuro dei cuori artificiali: impianti entro il 2025

I primi cuori artificiali permanenti saranno impiantati in via sperimentale entro il 2025. Si tratta dell’alternativa definitiva che sostituirà il trapianto dell’organo biologico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca grave. Attualmente il cuore artificiale totale, che sostituisce entrambi i ventricoli, è impiegato come soluzione ponte in attesa del trapianto e garantisce notevoli benefici clinici ai pazienti.

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Il cuore artificiale permanente

L’impianto, che sarà utilizzato in via sperimentale nel 2025, è il frutto della ricerca dell’azienda francese di tecnologie mediche Carmat ed è l’unico dispositivo di questo tipo approvato e commercializzato in Europa. L’annuncio in occasione di un incontro con la stampa nello stabilimento produttivo di Bois D’Arcy, a pochi chilometri da Parigi. Dal 2013 il cuore artificiale completo Carmat è stato impiantato in 84 pazienti in Europa e 3 in Usa, dove è autorizzato dalla Fda anche un altro dispositivo. Quattro sono i casi in Italia.

Ad oggi il trapianto resta dunque l’obiettivo ultimo ma il problema sta nella scarsità di organi disponibili a fronte di un aumento costante della domanda: l’insufficienza cardiaca è infatti in crescita a livello globale (riguarda 64 mln di persone nel mondo con una mortalità a 5 anni tra 50 e 75% e causa 200mila ricoveri l’anno solo in Italia), ma i 6mila trapianti effettuati ogni anno nel mondo coprono appena il 10% del fabbisogno totale.

Da qui l’obiettivo di arrivare al cuore artificiale permanente, quale alternativa definitiva al trapianto. Un traguardo più vicino grazie alla tecnologia militare, la stessa applicata ai missili: «Entro l’estate – spiega Stephane Piat, Chief executive officer Carmat – potremo disporre di una nuova e super sofisticata scheda elettronica, parte centrale del cuore artificiale, progettata per non andare incontro a deterioramento, prodotta da un’azienda italiana di satelliti. Arriva dalla tecnologia applicata ai missili e sarà miniaturizzata per essere inserita nell’organo hi-tech, rendendolo così duraturo e mirato ad un impianto permanente».

I tempi d’attesa, per ora il cuore artificiale è la soluzione ponte

Attualmente un “cuore nuovo” è ancora la principale, a volte unica, soluzione in caso di insufficienza cardiaca avanzata.

Ma il trapianto ha un limite importante: quello della disponibilità di organi. Un problema globale considerato che i 6.000 trapianti realizzati nel mondo ogni anno coprono appena il 10% delle necessità totali. In Italia sono stati 370 i trapianti di cuore effettuati nel 2023, ma i pazienti in lista d’attesa erano 668. E i tempi medi sono di 3,7 anni, con una mortalità a 6 mesi, dopo l’inserimento nella lista, di circa il 15%, in assenza di trapianto di cuore o impianto di supporto meccanico alla circolazione del sangue.

Ora la soluzione ‘ponte’ del cuore artificiale totale, che sostituisce l’intero organo nella fase di attesa del trapianto definitivo ai pazienti con insufficienza cardiaca biventricolare terminale che non rispondono più a terapie mediche o portatori di Vad (ventricular assist device), potrebbe diventare l’alternativa definitiva.

Il futuro dei cuori artificiali permanenti: un’alternativa definitiva al trapianto

I primi cuori artificiali permanenti saranno impiantati in via sperimentale entro il 2025. Si tratta dell’alternativa definitiva del futuro che sostituirà il trapianto dell’organo biologico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca grave. Attualmente il cuore artificiale totale, che sostituisce entrambi i ventricoli, è impiegato come soluzione ponte in attesa del trapianto e garantisce notevoli benefici clinici ai pazienti.

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L’impianto, che sarà utilizzato in via sperimentale nel 2025, è il frutto della ricerca dell’azienda francese di tecnologie mediche Carmat ed è l’unico dispositivo di questo tipo approvato e commercializzato in Europa. L’annuncio è avvenuto in occasione di un incontro con la stampa nello stabilimento produttivo di Bois D’Arcy, a pochi chilometri da Parigi. Dal 2013 il cuore artificiale completo Carmat è stato impiantato in 84 pazienti in Europa e 3 negli Usa, dove è autorizzato dalla FDA anche un altro dispositivo. Quattro sono i casi in Italia.

Ad oggi il trapianto resta dunque l’obiettivo ultimo ma il problema sta nella scarsità di organi disponibili a fronte di un aumento costante della domanda: l’insufficienza cardiaca è infatti in crescita a livello globale (riguarda 64 milioni di persone nel mondo con una mortalità a 5 anni tra il 50 e il 75% e causa 200mila ricoveri l’anno solo in Italia), ma i 6mila trapianti effettuati ogni anno nel mondo coprono appena il 10% del fabbisogno totale.

Da qui l’obiettivo di arrivare al cuore artificiale permanente, quale alternativa definitiva al trapianto. Un traguardo più vicino grazie alla tecnologia militare, la stessa applicata ai missili: «Entro l’estate – spiega Stephane Piat, Chief executive officer di Carmat – potremo disporre di una nuova e super sofisticata scheda elettronica, parte centrale del cuore artificiale, progettata per non andare incontro a deterioramento, prodotta da un’azienda italiana di satelliti. Arriva dalla tecnologia applicata ai missili e sarà miniaturizzata per essere inserita nell’organo hi-tech, rendendolo così duraturo e mirato a un impianto permanente».

Attualmente un “cuore nuovo” è ancora la principale, a volte unica, soluzione in caso di insufficienza cardiaca avanzata. Ma il trapianto ha un limite importante: quello della disponibilità di organi. Un problema globale considerato che i 6.000 trapianti realizzati nel mondo ogni anno coprono appena il 10% delle necessità totali. In Italia sono stati 370 i trapianti di cuore effettuati nel 2023, ma i pazienti in lista di attesa erano 668. E i tempi medi sono di 3,7 anni, con una mortalità a 6 mesi, dopo l’inserimento nella lista, di circa il 15%, in assenza di trapianto di cuore o impianto di supporto meccanico alla circolazione del sangue.

Ora la soluzione ‘ponte’ del cuore artificiale totale, che sostituisce l’intero organo nella fase di attesa del trapianto definitivo ai pazienti con insufficienza cardiaca biventricolare terminale che non rispondono più a terapie mediche o portatori di Vad (ventricular assist device), potrebbe diventare l’alternativa definitiva.

Ultimo aggiornamento: Mercoledì 4 Dicembre 2024, 20:16

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