Esplosione nella centrale nucleare di Flamanville in Francia: nessun rischio
Un forte esplosione si è verificata nella centrale nucleare di Flamanville, nella Bassa Normandia. Cinque persone sono «leggermente intossicate»: è quanto riferiscono i soccorsi sul posto, precisando che «Stanno tutti bene».
La Prefettura rassicura inoltre sul fatto che non ci sarebbe rischio di contaminazione. Sul posto sono subito intervenuti i vigili del fuoco e alcune ambulanze.
L’esplosione è avvenuta a causa di un guasto a un ventilatore, intorno alle 10 di mattina, all’interno della sala macchine, ma fuori dalla cosiddetta «zona nucleare». Nella stessa area si sarebbe sviluppato anche un incendio.
Uno dei due reattori è stato spento «per precauzione» in seguito all’incidente che si è verificato per «un banale impianto elettrico» nel reattore numero uno, un «surriscaldamento sulle guaine dei macchinari che ha poi causato una forte detonazione» e una fuoriuscita di fumo in un comparto «che nulla ha a che vedere con l’area nucleare».
La centrale di Flamanville, di proprietà della EDF (Électricité de France) possiede due reattori da 1300 megawatt ciascuno costruiti nel 1986 e nel 1987. Nel sito è in costruzione anche un terzo reattore, che sarà pronto nel 2018, e che non risulta interessato dall’esplosione. Nel 2015 la questione della sicurezza nella centrale di Flamanville era salita alla ribalta delle cronache quando l’autorità per la sicurezza nucleare francese aveva rilevato anomalie nel serbatoio del nuovo reattore in costruzione, che utilizza una tecnologia nucleare di terza generazione. Sull’incidente è stata aperta un’indagine tecnica.
L’esplosione di oggi nella centrale francese ripropone il tema della sicurezza degli impianti, sul quale di recente era stato lanciato un allarme. A definire «preoccupante» la situazione delle centrali in Francia era stato, a fine novembre 2016, Pierre-Franck Chevet, presidente dell’Autorità per la sicurezza nucleare francese che, in un’intervista a Le Figaro, aveva avvertito sulla vecchiaia del parco reattori, la cui costruzione per la maggior parte risale agli anni ’70, e sulla necessità di una costosa e costante manutenzione, con condizioni di sicurezza sempre meno garantite.
Il primo sospetto che aveva fatto partire una serie di controlli senza precedenti nelle centrali riguardava proprio la scoperta, nella primavera del 2015, di un problema (un eccesso di carbonio nell’acciaio della vasca) del reattore di nuova generazione Epr (reattore pressurizzato europeo) in costruzione a Flamanville.
«Attualmente sono dodici i reattori fermi o in fase di chiusura, per controllare che l’eccesso di carbonio scoperto nell’acciaio non alteri la capacità di resistenza meccanica dei generatori di vapore» continua Chevet «un fascicolo completo per ciascuno dei reattori, e ci vorrà circa un mese per valutare i test e dare, o no, l’ok per riavviare gli impianti».