Filippo Turetta sotto processo in aula di Gino Cecchettin, non Elena che scrive queste parole.

Filippo Turetta sotto processo in aula di Gino Cecchettin, non Elena che scrive queste parole.

Il ventiduenne Filippo Turetta è stato ascoltato per la prima volta nel processo per la morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin. Ha confessato la premeditazione dell’omicidio e ha ammesso di aver mentito agli inquirenti. Ha delineato i dettagli della sua pianificazione, inclusi i preparativi per il delitto e il disegno di allontanarsi insieme a Cecchettin per poi toglierle la vita. Durante la testimonianza ha descritto la sequenza degli eventi che hanno portato alla morte della ragazza. La sorella di Giulia ha scelto di non essere presente in aula per motivi di salute mentale e fisica.

Il giorno del processo di Filippo Turetta: la confessione del femminicida

Oggi è il giorno in cui Filippo Turetta ha affrontato il processo per la morte della sua ex fidanzata, Giulia Cecchettin. Dopo essere stato arrestato per femminicidio il 19 novembre scorso, il ventiduenne è stato ascoltato per la prima volta in aula. Presentatosi davanti alla Corte d’Assise di Venezia con una memoria di 40 pagine, assistito dai suoi legali, ha deciso di raccontare tutta la verità.

Turetta ha ammesso di aver mentito durante i primi interrogatori, confermando di aver preparato un piano per rapire e poi uccidere la sua ex fidanzata. Ha confessato di aver scritto una lista di cose da fare, tra cui l’acquisto di scotch e coltelli, in previsione del suo terribile piano. Questo ha confermato la tesi del pm che sosteneva la premeditazione del delitto.

La confessione del ragazzo si è estesa nel dettaglio dell’aggressione, dell’obbligo di salire in macchina e dell’atroce accoltellamento della giovane in una zona industriale. Turetta ha spiegato che non ricordava esattamente tutti i dettagli della sua violenza, ma ha ammesso di aver colpito Giulia più volte, fino a causarne la morte.

Nonostante il suo piano di rapimento e omicidio, Turetta ha sottolineato che tutto partiva dalla speranza di tornare insieme alla sua ex. Questo dettaglio sconcertante ha portato ulteriori riflessioni sulla mente del ventiduenne e sulle sue azioni terribili. La famiglia della vittima ha assistito a questa confessione senza poter controllare il dolore e la rabbia per l’atroce crimine commesso.

La confessione di Filippo Turetta nel processo per il femminicidio

Filippo Turetta, imputato per la morte della ex fidanzata Giulia Cecchettin, ha finalmente ammesso la premeditazione del delitto durante la sua deposizione in aula. Contrariamente a quanto aveva dichiarato inizialmente agli investigatori, ha ammesso di aver redatto una lista di “cose da fare” in preparazione del triste evento. Questo conferma le ipotesi del pm Petroni riguardo alla premeditazione del delitto avvenuto l’11 novembre, un aspetto chiave del dibattimento in corso.

Durante il suo racconto dettagliato, Turetta ha delineato una sequenza di eventi pianificati, dal rapimento iniziale della vittima fino all’aggressione fatale avvenuta nella zona industriale di Fossò. Nonostante le bugie iniziali e la pianificazione del crimine, emergeva una speranza di riconciliazione con la vittima, complicando ulteriormente il quadro di questo tragico evento.

La mancata presenza in aula di Elena Cecchettin, la sorella della vittima, è stata giustificata con motivi legati alla sua salute mentale, compromessa dagli incubi e dallo stress derivante dalla vicenda. La decisione di seguire il processo a distanza, tramite i suoi legali, è stata presa per preservare il suo benessere emotivo, dimostrando una sensibilità umana e una necessità di autotutela comprensibili in una situazione così difficile.

L’assoluto sguardo di Turetta che risulta evitare lo sguardo di Gino Cecchettin, padre della vittima, ha evidenziato la carica emotiva presente in aula durante la sua confessione. Questo scontro tra le parti coinvolte nel processo, insieme alla complessa trama di bugie, speranze deluse e tragedia, proiettano un’ombra pesante su un caso che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e la famiglia della vittima.

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