Gli italiani consapevoli dei rischi per la salute legati ai cambiamenti climatici

Gli italiani consapevoli dei rischi per la salute legati ai cambiamenti climatici

Il 78,5% degli italiani ha una consapevolezza elevata dei rischi sulla salute che possono essere prodotti dai cambiamenti climatici. Quasi uno su due (47%) crede che già ora l’emergenza abbia un impatto sulla salute della popolazione. Questi dati emergono da un’indagine commissionata da Assosalute e presentata in un webinar organizzato da Federchimica-Assosalute per valutare la percezione degli italiani sull’argomento.

Solo il 7% degli intervistati ritiene che i cambiamenti climatici non abbiano impatto, mentre il 17% ritiene che ne abbiano poco. Secondo Giovanna Hotellier, Data Analyst e Market Research di Human Highway, all’aumentare dell’età cresce anche la consapevolezza delle persone sui cambiamenti climatici. I giovani ne hanno sentito parlare, ma meno degli over 64. Inoltre, tra le donne (84,2% contro il 64,4% degli uomini) e le persone più istruite, l’argomento è più sentito.

I principali disturbi segnalati includono stanchezza, malesseri muscolo-scheletrici, influenze e allergie fuori stagione. Il problema è più sentito tra gli over 65 (53,5%) e i giovanissimi (50,7%), mentre è meno rilevante per i 45-54enni (39,6%). Claudio Cricelli, presidente Emerito della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie, conferma che la percezione dei cambiamenti climatici sta aumentando ovunque.

Non tutto ciò che percepisiamo deve essere necessariamente correlato ai cambiamenti climatici, ma è importante che le persone riflettano su come essi possano influire sulla loro salute. Le persone tra i 45 e i 65 anni vengono definite da Cricelli “confuse”, poiché rappresentano i responsabili e le vittime delle conseguenze future delle loro decisioni e scelte attuali.

Secondo l’esperto, i giovani sono colpiti per ragioni culturali, mentre gli anziani sono più vulnerabili al cambiamento climatico. Cricelli cita l’ondata di caldo del 2003, che causò circa 35mila decessi in eccesso: “Noi osserviamo il fenomeno da scienziati, ma le persone lo subiscono sulla loro pelle”. Le segnalazioni di stress ambientale sono in aumento e minano il sonno, disturbandolo.

Il medico di famiglia rimane la figura di riferimento per questo tipo di disturbi, con il 45,2% degli intervistati che si rivolge a lui. Tuttavia, in un caso su 4 si ricorre all’automedicazione. Tra i principali comportamenti preventivi c’è la rinuncia a zone inquinate e ambienti affollati.

Gli uomini rispondono con la pratica sportiva, mentre le donne preferiscono adottare una sana alimentazione. Cricelli sottolinea che il medico di famiglia è l’interlocutore più sicuro, con cui si può parlare di tutto, e suggerisce di rivedere la strategia farmacologica. Una novità è la scelta del luogo di villeggiatura, con molte persone che ora si domandano se sia meglio andare al mare o in montagna a causa dei cambiamenti climatici.

Infine, Cricelli afferma che c’è una maggiore consapevolezza individuale sulla questione ambientale e che la popolazione riflette sempre di più su questi temi. Le emergenze sanitarie e ambientali sono strettamente collegate, e la sensibilizzazione è fondamentale per preservare la salute e l’ambiente.

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