I dazi portano alla fine dell’errore di whatever

I dazi portano alla fine dell’errore di whatever

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Il presidente della commissione Esteri della Camera, Giulio Tremonti, afferma che la globalizzazione ha conosciuto la sua fine con i dazi di Donald Trump, segnando la rottura della storia nel 1992. L’ex ministro dell’Economia indica il 1995 come l’anno chiave, con l’Organizzazione Mondiale del Commercio. La crisi attuale è la conseguenza di errori della politica monetaria, con banche centrali in perdita. Tremonti critica il sostegno dato ai ricchi anziché alle classi povere. La Commissione europea sembra ignara della situazione, mentre in Italia la ricerca di nuovi mercati per l’export è difficile a causa dei dazi americani.

La fine della globalizzazione secondo Giulio Tremonti

Giulio Tremonti, presidente della commissione Esteri della Camera, ha espresso la sua opinione riguardo alla fine dell’era della globalizzazione durante un’intervista con il direttore di Milano Finanza, Roberto Sommella. Secondo Tremonti, la rottura della storia è iniziata tra il 1992 e il 1995, quando ha preso avvio il processo di globalizzazione. Questo cambiamento ha segnato un punto di svolta simile a quello avvenuto nel ‘500, e l’instaurazione della globalizzazione è stata ufficializzata nel 1995 con la nascita dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

Secondo Tremonti, a partire da quel momento il mercato ha superato gli stati e le persone, portando a conseguenze negative come la crisi dei mutui sub prime. La politica monetaria adottata per affrontare questa crisi ha portato alla stampa eccessiva di denaro da parte delle banche centrali, che hanno subito perdite senza precedenti. La crisi della classe operaia si è intrecciata con la crisi della leva monetaria, portando alla conclusione che la globalizzazione è giunta al termine.

Tremonti critica l’approccio della Commissione europea, paragonandola al governo di Chamberlain del 1940 che non si rese conto della realtà. Riguardo all’Italia e al governo di Giorgia Meloni, Tremonti evidenzia le difficoltà nel trovare nuovi mercati per l’export, considerando che anche altri mercati sono soggetti ai dazi imposti da Donald Trump. La situazione attuale richiede soluzioni immediate e innovative per superare le sfide poste dalla fine della globalizzazione.

La fine della globalizzazione secondo Giulio Tremonti

Giulio Tremonti, presidente della commissione Esteri della Camera e ex ministro dell’Economia, sostiene che la globalizzazione abbia raggiunto la sua conclusione inevitabile con l’introduzione dei dazi da parte di Donald Trump. Secondo Tremonti, la rottura della storia è iniziata tra il 1992 e il 1995, con l’avvento della globalizzazione che ha visto il mercato al di sopra degli stati e delle persone.

Tremonti individua il momento chiave nel gennaio 1995, con la creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio tramite il vertice di Marakesh. Da allora, il mercato globale ha regnato sovrano, ma ora siamo di fronte alla fine di quest’era. Nel nuovo millennio, la globalizzazione è stata mantenuta in vita artificialmente dalla finanza, ma questo metodo non è più sostenibile.

Per Tremonti, la crisi della classe operaia si intreccia ora con la crisi della leva monetaria. La politica monetaria attuata dalle banche centrali, con la stampa eccessiva di denaro, ha favorito i ricchi a discapito delle classi più deboli. L’ex ministro esprime preoccupazione per le dichiarazioni della Commissione europea, paragonandole al governo di Chamberlain del 1940, incapace di comprendere la gravità della situazione attuale.

Infine, riguardo all’Italia e alla necessità di cercare nuovi mercati per l’export, Tremonti ammette che la situazione non è semplice, poiché anche altri mercati sono sottoposti ai dazi imposti dagli Stati Uniti. La ricerca di soluzioni diventa pertanto urgente, mentre la globalizzazione cede il passo a un nuovo scenario economico globale.

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