Il governo dell’est della Libia non ha ancora sbloccato i siti petroliferi

Il governo dell’est della Libia non ha ancora sbloccato i siti petroliferi

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Il governo dell’est della Libia non sbloccherà i siti petroliferi finché il nuovo governatore, Naji Issa, non assumerà le sue funzioni a Tripoli. Dopo la scelta di Issa come governatore della Banca Centrale, l’attesa per istruzioni riguardo alla ripresa della produzione petrolifera continua. La missione delle Nazioni Unite ha sottolineato l’importanza di porre fine al blocco petrolifero e indirizzare le entrate attraverso le istituzioni adeguate. La National Oil Corporation ha ambiziosi piani di aumento della produzione, ma l’impasse politica ha causato l’interruzione della produzione lo scorso agosto. La situazione rimane in sospeso fino all’insediamento del nuovo governatore.

La situazione dei siti petroliferi in Libia in attesa del nuovo governatore

Il governo dell’est della Libia ha deciso di mantenere lo stato di forza maggiore sui siti petroliferi e di non sbloccarli fino a quando il nuovo governatore Naji Issa non assumerà il suo incarico a Tripoli. Questa decisione è stata confermata da una fonte del settore petrolifero libico al sito di informazione locale “al Menassa”.

Dopo la nomina di Naji Issa come governatore della Banca Centrale e Marai Al-Barasi come vice, la Camera dei Rappresentanti libica ha votato a favore. Tuttavia, due ingegneri del giacimento Gallo 59 hanno dichiarato di attendere istruzioni dalla National Oil Corporation per riprendere la produzione, sospesa lo scorso agosto.

La missione delle Nazioni Unite ha sottolineato l’importanza di porre fine alla chiusura dei giacimenti petroliferi e di indirizzare le entrate attraverso canali istituzionali appropriati. Al-Hadi Al-Saghir, membro della Camera dei Rappresentanti, si è mostrato d’accordo con le dichiarazioni di Stephanie Khoury sulla necessità di porre fine al blocco petrolifero.

Nonostante i piani ambiziosi della National Oil Corporation di aumentare la produzione di petrolio, il blocco politico in Libia ha causato un’interruzione della produzione lo scorso agosto. È fondamentale trovare una soluzione per garantire che le entrate petrolifere siano indirizzate correttamente per il bene di tutta la società libica.

La Libia orientale non sbloccherà i siti petroliferi fino all’insediamento del nuovo governatore

Il governo dell’est della Libia ha deciso di non sbloccare i siti petroliferi e di mantenere lo stato di forza maggiore sulla ripresa della produzione petrolifera fino a quando il nuovo governatore, Naji Issa, non assumerà le sue funzioni a Tripoli. Questa decisione è stata comunicata da una fonte del settore petrolifero libico al sito di informazione locale “al Menassa”.

Dopo che la Camera dei Rappresentanti libica ha votato lunedì per scegliere Naji Issa come governatore della Banca Centrale e Marai Al-Barasi come vice, i media locali hanno riportato che due ingegneri del giacimento Gallo 59 sono in attesa di istruzioni dalla National Oil Corporation per riprendere la produzione, bloccata dallo stato di forza maggiore dal 26 agosto scorso.

La missione delle Nazioni Unite ha espresso l’urgente necessità di porre fine alla chiusura dei giacimenti petroliferi e di indirizzare le entrate attraverso il quadro istituzionale appropriato alla Banca Centrale. Al-Hadi Al-Saghir, membro della Camera dei Rappresentanti e del Comitato per il dialogo sulla Banca centrale della Libia, ha convenuto con le dichiarazioni di Stephanie Khoury, capo della missione delle Nazioni Unite in Libia, sulla necessità di porre fine al blocco petrolifero e di garantire che le entrate petrolifere siano indirizzate correttamente per il beneficio di tutta la società.

Nonostante i piani ambiziosi della National Oil Corporation di aumentare la produzione a 1,5 milioni di barili al giorno entro il 2025 e a 2 milioni di barili al giorno entro tre anni, la produzione è stata interrotta a causa dell’impasse politica nel paese lo scorso agosto. La situazione rimane delicata, e il settore petrolifero attende con ansia lo sviluppo della situazione politica per poter riprendere la produzione.

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