Il sogno di Gianluca Guidi: abbandonare gli studi per dirigere un’orchestra, figlio di Johnny Dorelli

Il sogno di Gianluca Guidi: abbandonare gli studi per dirigere un’orchestra, figlio di Johnny Dorelli

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Gianluca Guidi è stato intervistato dal programma Generazione Z, condotto da Monica Setta. Le prime parole sono state per il suo show su Frank Sinatra: “Lui è nato nel 1915 e quindi io ho cominciato a festeggiare il suo centenario, poi ha preso piede perchè lo spettacolo è intervallata non solo da musica ma anche da una sorta di teatralità, tante cose che vengono messe insieme e riunire sotto il cappello generale che è Frank Sinatra”. Gianluca Guidi ha quindi aggiunto: “Io sono una persona curiosa, mi piace interessarmi alle cose, mi piace guardare, capire, conoscere. I miei miti musicali quando ero un ragazzo? Monotematico. Scoprì una cassetta in casa di Frank Sinatra con Quincy Jones, c’erano anche i primi ripetitori con le cuffie che erano macchine enorme, e io consumavo questa cassetta a oltransa, poi barattai con un compagno delle medie… mia mamma faceva una trasmissione per la Rai a Milano e aveva tanti dischi, me ne arrivò uno dei Ramones, gruppo rock di quegli anni. Un amico aveva un disco grosso, quello da 33 giri, il concerto di Sinatra al Madison Square garden del 1974 io allora scambiai il disco dei Ramones a lui in cambio di quello di Sinatra, peccato però che quel disco fosse dei suoi genitori e lo scoprimmo dopo…”.

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Gianluca Guidi ha poi parlato del fatto di essere stato un figlio d’arte: “Io credo sempre che ci sia una livella che da una parte o dall’altra mette le cose in pari. Non è stato un ostacolo ne un privilegio, è stata una cosa di vita. C’era pregiudizio i primi tempi? Sì però io ho fatto anche quasi esclusivamente teatro e quindi mi sono trovato un pubblico conto terzi che veniva a vedere cosa faceva il figlio dei loro due beniamini, poi sono rimasti. E’ stata una cosa non da poco… è più una cosa di chi assiste piuttosto di chi la vive”. Gianluca Guidi ha lavorato con Nino Manfredi: “Ho cominciato a lavorare con lui in teatro nel 1991, facemmo una commedia, feci 4 o 5 mesi con lui, era un grandissimo attore, estremamente simpatico, molto vero, era lui e basta”.

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Un pregio e un difetto di Gianluca Guidi? “Il difetto è di aver avuto un carattere molto rigido sotto certi aspetti, forse troppo, avrei dovuto essere un po’ più leggero, e invece non me lo sono mai concesso. UNo dei problemi è l’eredità famigliare, non tanto l’essere all’altezza della leggenda dei genitori. Se tu hai una leggenda in casa non è detto che anche tu diventi una leggenda. Il figlio d’arte normalmente nasce in una famiglia con questi attori che hanno fatto molto bene il loro mestiere. Però si nasce in un ambiente dove si frequenta l’extralusso della professione e quindi tu sei indottrinato involontariamente su cose che magari un tuo coetaneo che non ha la stessa famiglia non conosce e quindi è meno tenuto al dover rispettare, a mantenere un certo tipo di lavoro, di scelte, di serietà. Questo ha un po’ pregiudicato una parte della mia carriera”.

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Gianluca Guidi ha detto tanti no in carriera? “Li ho detto quando capivo che per l’interolocutore che avevo di fronte tutto aveva un prezzo, i no sono fioccati anche con qualcuno che si è offeso. Io non mi sono mai pentito di qualche no. Sono anche fortunato, ho fatto quello che volevo, mi manca il sogno da realizzare che è la regia di un’opera lirica ma è un ambiente molto stretto”.

GIANLUCA GUIDI: “SOGNAVO DI DIVENTARE RICCARDO MUTI”“Da piccolo – ha proseguito l’attore – volevo essere in novello Riccardo Muti, volevo fare il direttore d’orchestra, mi piace dirigere e pianificare, c’è questa voglia”. Ma a chi deve dire grazie Gianluca Guidi? “Califano diceva che il culo non canta ma conta, io devo dire grazie alla fortuna, a Gigi Proietti, a Fiorello, a Nino Mandredi, a qualche amico che mi è sempre stato a fianco, e anche a papà che arriva per ultimo, ai miei genitori… è più un fatto di involontario assorbimento di ciò che sono loro, non hanno fatto nulla per insegnarmi, ma non perchè non volevano, per me la casa era il camerino, il teatro, l’albergo dove andavamo”.

Quando a papà ha detto che volevo fare spettacolo “Ebbe un dolore quando lasciai l’università, io facevo l’università americana, economia e commercio ma a me non fregava nulla, io la sera andavo a suonare e a cantare, andavo il 6 politico e un giorno mi ritrovai mio padre a scuola e mi disse di fare i bagagli e di andare a casa, e ha fatto bene però credo sia rimasto male” © RIPRODUZIONE RISERVATA

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