Infezioni prese in ospedale: fanno più morti degli incidenti stradali

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Le infezioni ospedaliere possono causare più morti degli incidenti stradali. I dati confermano che in Italia, simili infezioni vengono contratte da una percentuale di ricoverati tra il 5 e l’8%, con punte di 700mila casi complessivi e un numero di vittime che si stima tra le 4.500 e le 7mila. Con costi altissimi.

Sono i dati che emergono da un incontro tenutosi a Roma dal titolo “L’innovazione tecnologica contro le infezioni chirurgiche ospedaliere”. Si muore di più per infezioni urinarie, della ferita chirurgica, polmoniti e sepsi. Con costi che per ogni infezione ospedaliera si stimano tra i 9mila e i 10.500 euro.

Un sterminio, se si considera che, di contro, gli incidenti stradali causano in Italia ogni anno circa 3.419 morti.

In ospedale, soprattutto nei reparti dove si usano molto gli antibiotici, ci sono dei microrganismi resistenti al farmaco d’elezione che dovrebbe debellarlo, tanto che il 16% delle infezioni ospedaliere sarebbe causato da batteri “resistenti”. Ma, dicono gli esperti, grazie al innovazioni tecnologiche e al costante monitoraggio oggi è possibile prevenire o addirittura evitare circa il 30% dei casi complessivi di infezioni ospedaliere e in particolare il 40-60% di quelle chirurgiche.

L’Organizzazione mondiale della sanità indica nelle “Global Guidelines for the Prevention of Surgical Site Infection” 29 raccomandazioni per scongiurare, prima, durante e dopo un’operazione chirurgica, infezioni e il propagarsi di batteri pericolosi. Ad esempio, le persone che si preparano ad un intervento chirurgico dovrebbero sempre farsi un bagno o una doccia, ma non essere rasati. L’obiettivo dell’Oms, oltre a salvare vite umane, è ridurre i costi e arrestare la diffusione dei superbatteri.

Le infezioni ospedaliere compaiano in circa 3 casi ogni 1.000 ricoveri acuti in regime ordinario, la loro valorizzazione mediante valutazione delle giornate aggiuntive per singolo Drg ha comportato una stima media annua di € 69,1 milioni. Mentre la valorizzazione mediante Drg specifici (418 e 579) ha comportato una stima media annua di € 21,8 milioni.
Numeri che dovrebbero far riflettere, soprattutto sul tema dell’adozione di misure innovative, come trattamenti e device tecnologici, per migliorare la qualità dell’assistenza ed evitare il più possibile infezioni letali.

 

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