Intercettazioni, cambiano le regole: le nuove misure della riforma

Intercettazioni, cambiano le regole: le nuove misure della riforma

Approvato il decreto legislativo sulla disciplina delle intercettazioni dal Consiglio dei ministri.  Il decreto legislativo di riforma delle intercettazioni rappresenta “un punto di equilibrio”, “un fatto rilevante”, di cui “bisogna dare atto al ministro della Giustizia e al governo”.

Il provvedimento sulle intercettazioni mira a regolamentare l’utilizzo di questo strumento investigativo per evitare che conversazioni non rilevanti ai fini delle indagini e attinenti la vita privata, possano finire negli atti processuali e da qui sui giornali.

Sulle intercettazioni “è evidente che ci sono stati degli abusi”, ha aggiunto dichiarato il premier Gentiloni, e ciò richiede “una disciplina più stringente senza ledere il diritto di cronaca e senza ridurre l’utilità di questo strumento, ma fissando dei meccanismi che rendano sempre più difficile gli abusi” quando si tratta di “questioni irrilevanti” o quando si viola “la riservatezza di persone non coinvolte”.

Penalisti scontenti

“Si tratta di una norma che nel suo complesso assicura solo deboli garanzie a tutela della difesa”, afferma Francesco Petrelli, segretario dell’Ucpi, Unione Camere Penali Italiane. Tra le preoccupazioni espresse dal Segretario dei Penalisti, innanzi tutto il timore che sia stata prevista “una scarsa tutela della riservatezza dei colloqui occasionalmente effettuati tra avvocato e assistito. Noi avevamo invocato che ci fosse un vero e proprio divieto di ascolto di queste telefonate e non soltanto un divieto di verbalizzazione delle intercettazioni. Un divieto – osserva – peraltro non assistito da alcuna sanzione, per cui si tratterebbe di una norma piuttosto debole che suonerà semplicemente come un invito”.

Cambia il criterio sulla selezione delle intercettazioni

Andrea Orlando ricorda che “la normativa non interviene sulla libertà di stampa e sul diritto di cronaca, ma interviene sulla procedura attraverso la quale vengono selezionate le intercettazioni”. “Un primo vaglio – spiega – viene effettuato dalla polizia giudiziaria, naturalmente sotto il controllo del magistrato che conduce le indagini.

Un vaglio che spinge a togliere ciò che non è penalmente rilevante dall’insieme delle intercettazioni che vengono utilizzate nel corso del procedimento”. Inoltre, “c’è un meccanismo che può portare anche a un contraddittorio con la difesa per verificare se ciò che viene prodotto è rilevante penalmente e l’ultima parola è rimessa a un giudice terzo”, ha proseguito Orlando, che ha ricordato che “per fare questo è previsto un archivio riservato” e ci sono misure che rafforzano i diritti della difesa come l’impossibilità di trascrivere le intercettazioni tra il cliente e l’avvocato.

Le novità

Fatto salvo il diritto di cronaca, è previsto il carcere fino a 4 anni per chi diffonde riprese audiovisive e registrazioni di comunicazioni effettuate in maniera fraudolenta per danneggiare “la reputazione o l’immagine altrui”.
Nuovi vincoli alla trascrizione delle conversazioni nelle richieste dei pm e nelle ordinanze dei giudici. “Quando è necessario, sono riprodotti soltanto i brani essenziali”.
Viene istituito presso l’ufficio del pm un archivio riservato dei verbali e delle registrazioni delle intercettazioni la cui “direzione” e “sorveglianza” è affidata al procuratore della Repubblica e il cui accesso – registrato con data e ora – è consentito solo a giudici, difensori e ausiliari autorizzati dal pm.
Si delimita l’uso dei trojan, i captatori informatici, in pc o smartphone. L’obiettivo è consentirne sempre l’impiego per i reati più gravi come terrorismo e mafia, prevedendo invece che per gli altri reati debbano essere motivate, nei decreti di autorizzazione, ragioni e modalità.
La riforma semplifica inoltre l’impiego delle intercettazioni nei reati più gravi contro la pubblica amministrazione commessi da pubblici ufficiali.

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