Istat, sale il potere d’acquisto ma la pressione fiscale sale a +38,9%
Dati Istat sul potere d’acquisto delle famiglie. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici è aumentato dell’1,5% rispetto al trimestre precedente, mentre i consumi sono cresciuti dell’1,3%.
Per il reddito c’è stato un incremento annuo del 2,4% e per la spesa un aumento del 2,6%: si tratta dei rialzi più forti dal terzo trimestre del 2011.
Sale la pressione fiscale
Nel primo trimestre la pressione fiscale è stata pari al 38,9%, segnando un aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
La propensione al risparmio delle famiglie consumatrici è stata pari all’8,5%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Deficit amministrazioni pubbliche
Nel primo trimestre di quest’anno l’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 4,3%, risultando inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2016. Lo rileva l’Istat, secondo la quale si tratta del miglior risultato dal 2000 sulla base dei confronti tendenziali, non essendo i dati destagionalizzati.
L’indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari al 4,3%, risultando inferiore di 0,6 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2016. L’Istat aggiunge che il saldo primario delle PA (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato negativo, con un’incidenza sul prodotto dello 0,6% (-1,4% nel primo trimestre del 2016).
L’incidenza sul Pil è dell’1,7% (-2,2% nel primo trimestre del 2016). Pari al 38,9%la pressione fiscale, con una crescita di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Nel primo trimestre del 2017 gli investimenti fissi lordi della Pa sono diminuiti del 3,8% su base annua. Per l’Istat, che diffonde i dati sul conto trimestrale delle amministrazioni pubbliche, si tratta del quinto calo consecutivo.
L’incremento del reddito è stato nei primi tre mesi del 2017 più forte rispetto al rialzo del consumi, determinando così una risalita della propensione al risparmio (definita dal rapporto tra risparmio lordo e reddito lordo disponibile).
Passando dalle famiglie alle imprese, la quota di profitto delle società non finanziarie, pari al 42,0%, risulta invariata rispetto al trimestre precedente, mentre il tasso di investimento è sceso al 19,9% (20,4% nel trimestre precedente).