Istat, una famiglia su due a rischio povertà

Istat, una famiglia su due a rischio povertà

Le famiglie con figli sono sempre più a rischio povertà ed esclusione sociale. Il tasso sale al 48,3% per le coppie con tre o più figli rispetto al 39,4% dell’anno scorso e raggiunge il 51,2% se si tratta di minorenni. Lo comunica l’Istat nel suo report “Condizioni di vita e reddito”.

Una percentuale sostanzialmente stabile rispetto al 2014 (era al 28,3%). Nel 2015 si stima che il 28,7% dei residenti secondo la definizione adottata nell’ambito della Strategia Europa 2020 si trovi in uno stato di difficoltà, vale a dire almeno in una delle seguenti condizioni: rischio di povertà, grave deprivazione materiale, bassa intensità di lavoro. Inoltre corrisponde a 17 milioni 469 mila persone a rischio di povertà ed esclusione sociale, ben oltre il parametro di 12 milioni 882 mila stabilito da Europa 2020.

Il reddito medio in Italia è di 29.472 euro, e la buona notizia è che nel 2014 finalmente torna stabile stabile, interrompendo una caduta in atto dal 2009 che ha comportato una riduzione complessiva di circa il 12% del potere d’acquisto. Ma la metà delle famiglie non va oltre i 24.190 euro, mentre al Sud si scende a 20.000 euro.
Ma cosa significa essere “a rischio di povertà e di esclusione sociale”? Ci si trova in questa situazione quando si ha a disposizione un reddito netto inferiore alla soglia di povertà, cioè al momento inferiore a 9.508 euro netti (la cifra è differente a seconda del numero dei componenti del nucleo familiare). Mentre si è in una condizione “di grave deprivazione materiale”, se le persone o le famiglie considerate rientrano in almeno quattro di nove parametri considerati.

Tra i vari parametri, c’è un peggioramento di quello che riguarda le spese impreviste e il pagamento degli arretrati di bollette, prestiti e mutui, mentre migliorano gli altri. In particolare per le persone che vivono in coppia con almeno tre figli l’impossibilità di far fronte a una spesa imprevista di almeno 800 euro è passata dal 48,1% al 52.8%, mentre la quota di chi è in arretrato con mutui, prestiti o bollette passa dal 21,7% del 2014 al 30,4%. Non potersi permettere un pasto proteico almeno una volta ogni due giorni, non potersi permettere neanche una settimana di vacanza l’anno fuori casa, non potersi permettere un televisore a colori, non potersi permettere una lavatrice, non potersi permettere un’automobile e non potersi permettere un telefono.

Oltre che la disuguaglianza, si aggravano le condizioni dei “working poor”, cioè dei lavoratori “a bassa intensità di reddito”. Conta molto il titolo di studio: l’elevato livello di istruzione risulta “sistematicamente associato a una collocazione della famiglia nella parte alta della distribuzione dei redditi”: quattro famiglie su 10, se il percettore principale è laureato, appartengono al quinto più ricco della distribuzione dei redditi.

Le persone che vivono in famiglie con cinque o più componenti sono quelle più a rischio di povertà o esclusione sociale: passano a 43,7% del 2015 da 40,2% del 2014, ma la quota sale al 48,3% (da 39,4%) se si tratta di coppie con tre o più figli e raggiunge il 51,2% (da 42,8%) nelle famiglie con tre o più minori.
Peggioramenti più marcati si osservano in particolare per gli individui in coppie con almeno tre figli.