Johnny lo zingaro in fuga: le ultime tracce portano a Genova
Le ultime tracce di Giuseppe Mastini, detto Johnny lo zingaro, ergastolano in semilibertà, passano da Genova. E’ qui che ieri un tassista lo ha riconosciuto: era lui il passeggero che aveva trasportato intorno alle 12 fino alla stazione ferroviaria di Brignole. Da qui in poi le tracce del 57enne evaso si perdono nel nulla, mentre si sondano diverse piste che portano a Roma, la città dove in gioventù ha vissuto Mastini, oppure verso la Francia. La foto segnaletica lo ritrae con i capelli corti, brizzolati. Una camicia a quadri e pantaloni scuri. Le forze dell’ordine di tutta Italia sono impegnate nelle ricerche di Giuseppe Mastini, alias ‘Johnny Lo Zingaro’, pluriomicida condannato all’ergastolo in fuga da ieri, mentre, in semilibertà dall’agosto scorso, si recava al lavoro da Cuneo in Liguria.
La storia di Johnny lo zingaro
Analfabeta, figlio di giostrai lombardi di etnia sinti, Giuseppe Mastini, conosciuto anche come il ‘Biondino’, è uno dei personaggi di spicco della criminalità comune romana. Già a 11 anni, trasferitosi nella Capitale con la famiglia, divenne noto alle forze dell’ordine per un furto e una sparatoria con la Polizia.
Il primo delitto che gli è stato contestato, è l’omicidio di un autista di tram, Vittorio Bigi, conseguenza di una rapina finita male: assieme ad un coetaneo, la sera del 28 dicembre 1975, Mastini, all’epoca 15enne, cerca di rubare a Bigi 10mila lire e un orologio. Non tutto fila liscio e i due giovani sparano due colpi di pistola, che feriscono a morte l’autista del mezzo, il cui cadavere viene nascosto e ritrovato solo una settimana più tardi, in un prato in zona Tiburtina. Grazie alla testimonianza di un tassista i due minorenni vengono arrestati: nel carcere minorile di Casal del Marmo, Mastini conosce Pino Pelosi, in cella per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini.
Johnny lo zingaro viene condannato a 15 anni di carcere: nel febbraio 1987 ottiene un permesso premio, del quale approfitta per rendersi latitante. Viene segnalato per una serie di rapine e riconosciuto in una fotografia dalla moglie di Paolo Buratti, console italiano in Belgio, ucciso nella sua villa a Sacrofano mentre tentava di resistere a una rapina.
Il 23 marzo, mentre gira per Roma in macchina con una ragazza conosciuta nei giorni precedenti, Mastini viene fermato da due poliziotti contro i quali apre il fuoco. Uno degli agenti muore, l’altro viene ferito in modo grave, mentre Johnny, illeso, continua la sua fuga, sparando anche contro un carabiniere in borghese che gli intimava l’alt. Dalla Tuscolana, riesce a raggiungere la via Nomentana, dove la sua auto si ferma per un guasto: a quel punto, Mastini sottrae un’altra vettura ad una coppia minacciandola con la pistola; la ragazza che era a bordo, per lo spavento, non riesce a scendere dalla vettura. Viene sequestrata e condotta fino a via della Bufalotta dove Johnny decide di lasciarla andare. Poche ore dopo, Mastini e la sua amica vengono arrestati. Nel processo celebrato nel 1989, viene condannato all’ergastolo per tutti i reati che gli vengono contestati, tranne l’omicidio di Sacrofano.