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La Corte UE deferisce l’Italia per abuso di contratti a termine nella scuola

Nel 2023, la Commissione europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per l’uso abusivo di contratti a tempo determinato e condizioni di lavoro discriminatorie. La normativa italiana non prevede la progressione retributiva per insegnanti a tempo determinato, discriminandoli rispetto a quelli a tempo indeterminato. Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara commenta che è necessario equiparare i diritti dei docenti precari a quelli di ruolo. Si auspica una revisione del sistema di reclutamento per eliminare discriminazioni e garantire parità. La decisione della Commissione segna un passo verso una maggiore parificazione dei diritti nel settore dell’istruzione in Italia.

Italia deferita alla Corte di giustizia UE per uso abusivo di contratti a termine

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e a condizioni di lavoro discriminatorie, violando la direttiva del Consiglio 1999/70/CE. Secondo la Commissione, l’Italia non dispone delle norme necessarie per vietare la discriminazione nelle condizioni di lavoro e l’uso abusivo di contratti a tempo determinato.

La normativa italiana relativa alla retribuzione degli insegnanti a tempo determinato nelle scuole pubbliche è stata ritenuta discriminatoria, non prevedendo una progressione retributiva incrementale basata sui periodi di servizio. Questo, secondo la Commissione, viola i diritti dei docenti precari rispetto a quelli assunti a tempo indeterminato. Inoltre, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’utilizzo abusivo di contratti a termine nel personale amministrativo, tecnico e ausiliario delle scuole statali, violando la normativa europea sul lavoro a tempo determinato.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato la decisione, sottolineando la necessità di una parificazione dei diritti tra docenti precari e di ruolo. Valditara ha espresso fiducia nel fatto che la parificazione dei diritti possa essere estesa anche alle forme di reclutamento dei docenti, superando le rigidità della riforma attuale. Si attende dunque un intervento che possa garantire una maggiore equità nel sistema educativo italiano.

Commissione europea deferisce l’Italia alla Corte di Giustizia per discriminazione nei contratti a termine

La Commissione europea ha deciso di deferire l’Italia alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per non aver posto fine all’uso abusivo di contratti a tempo determinato e condizioni di lavoro discriminatorie. Secondo la Commissione, l’Italia manca delle normative necessarie per vietare la discriminazione nelle condizioni di lavoro e l’uso eccessivo di contratti a tempo determinato.

La normativa italiana relativa alla retribuzione degli insegnanti a termine nelle scuole pubbliche non prevede una progressione basata sui periodi di servizio precedenti, discriminando i docenti precari rispetto a quelli di ruolo. Inoltre, l’Italia non ha adottato misure efficaci per prevenire l’abuso dei contratti a tempo determinato per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali, violando così la normativa europea sul lavoro a termine.

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ha commentato la decisione della Commissione affermando la necessità di una piena parificazione dei diritti tra docenti precari e di ruolo. Si auspica che la parificazione possa estendersi anche alle forme di reclutamento, superando le rigidità della riforma PNRR che hanno creato discriminazioni nei confronti dei precari.

La foto dell’agenzia Fotogramma accompagna l’articolo, documentando la situazione delle scuole e dei docenti italiani in un contesto di cambiamenti normativi e contenziosi legali a livello europeo. La parificazione dei diritti e la lotta alla discriminazione nel lavoro a termine sono obiettivi fondamentali per garantire condizioni di lavoro eque e dignitose per tutti i lavoratori.

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Redazione

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