La mamma ha un sangue raro, una trasfusione salva la bimba in grembo
Una donna ha rischiato di perdere la bimba che portava in grembo a causa del suo sangue raro: a una certo punto della gestazione il sistema immunitario della madre stava attaccando i globuli rossi della bimba. Si chiama fenotipo Rh deleto, quello del sangue della madre che grazie a una donazione di sangue è riuscita a dare alla luce la bimba.
Si tratta di una condizione che interessa tra lo 0,2 e l’1% dei casi. E se non fosse stato per l’unico donatore di sangue residente in Lombardia, e forse in Italia, con questo rarissimo fenotipo, la bambina non sarebbe mai nata. La donne è risultata positività al Test di Coombs indiretto, un test clinico che viene utilizzato per capire se la madre avesse sviluppato degli anticorpi in grado di aggredire i globuli rossi del feto.
L’importanza della Banca del sangue raro
La vicenda si è conclusa al meglio: alla trentesima settimana di gravidanza, i medici hanno effettuato due trasfusioni di sangue – direttamente nell’utero della donna – da parte di un donatore con un gruppo sanguigno compatibile, rintracciato perché presente nella Banca di emocomponenti di gruppi rari al centro trasfusionale del Policlinico di Milano per chiedergli una donazione sanguigna ad hoc.
Il merito è della Banca del sangue raro e degli esperti della Chirurgia fetale del Policlinico. Il team è riuscito a rintracciare il donatore forse l’unico in Italia con un gruppo sanguigno compatibile con un feto a rischio. In questo modo, i medici sono stati in grado di praticare trasfusioni di sangue direttamente in utero che hanno salvato la vita della piccola. Adesso la bimba sta bene ed è tornata a casa con la mamma e il papà. Non avrà alcuna conseguenza a causa della brutta avventura cominciata già nella pancia della mamma.
«Questi anticorpi – spiega Maria Antonietta Villa, responsabile del laboratorio di Immunoematologia del centro trasfusionale del Policlinico – si riscontrano in condizioni estremamente rare e possono causare aborti ricorrenti, grave malattia emolitica del feto e del neonato, e grave reazione trasfusionale negli individui che presentano questo fenotipo». Dopo otto settimane la bimba ha iniziato a mostrare i primi segni di anemia, che hanno reso necessarie queste trasfusioni così particolari. Il lavoro dell’équipe del Policlinico ha permesso di evitare il peggio e di salvare la piccola.