La sesta stagione di Black Mirror: ecco tutti i dettagli
Chissà se un giorno Black Mirror dedicherà un episodio agli orrori di aspettare anni per la propria serie preferita, solo per consumarla in un triste banchetto di poche ore. Questo ipotetico episodio sarebbe ricco di metafore e riferimenti alla religione, considerando la sacralità con cui gli appassionati attendono il day one della messa in onda o del “rilascio”, come si dice in questa nuova versione dell’italiano, mentre chi ha imparato il vecchio italiano storcerà il naso.
Il leitmotiv della sesta stagione di Black Mirror rappresenta una rottura con l’etichetta precedente, generando commenti contrastanti tra chi afferma che ciò è Black Mirror e chi invece sostiene il contrario. In questa stagione, siamo abbandonati nello spazio, in territori inesplorati dalla serie stessa.
La tematica del “M’ama/non m’ama” potrebbe essere considerata blackmirroriana. Black Mirror è una serie antologica che esplora gli orrori e le contraddizioni dell’essere umano attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici, che possono essere un robot o una semplice VHS. Tuttavia, la gente tende ad essere pigra e si focalizza solo sulle parole chiave evidenziate dalla long tail nella barra di ricerca.
Nelle stagioni successive, la serie continua a ricordarci che forse Black Mirror è la sensazione che lascia dopo ogni episodio. Potrebbe essere considerato “solo” un laboratorio creativo della brillante mente di Charlie Brooker, che fa ciò che vuole. Tuttavia, il pubblico diventa sempre più esigente ad ogni stagione, fino ad arrivare a questa nuova uscita.
La sesta stagione di Black Mirror ci trasporta verso nuovi orizzonti, lasciandoci abbandonati nello spazio della creatività e della sfida alle aspettative. Si pone la domanda fondamentale: cosa rende veramente autentico un episodio di Black Mirror? La serie si evolve, e nonostante ciò gli spettatori rimangono affascinati, anche se in alcuni casi diventano più critici e appassionati rispetto al passato.
Emozioni Contrastanti nell’Era dell’AI Generativa
Quattro anni dopo, la sesta stagione di Black Mirror arriva con cinque episodi che abbandonano la familiare distopia tecnologica tanto amata dai fan, ma che offrono comunque risultati familiari. Ogni schermo nero continua a colpire come un pugno in gola, generando emozioni contrastanti che sfiorano la nausea. Se capitasse a noi, sai che casino. Anzi, quando capiterà a noi. Anzi: succede già. Siamo immersi nell’era dell’intelligenza artificiale generativa con l’entusiasmo del primo claim della serie: “the future is bright”, come recitava nel 2016. Tuttavia, mentre i “bro” su LinkedIn non versano nemmeno una lacrima per il defunto metaverso e si divertono già con il nuovo giocattolo GPT-4, noi ci arrendiamo al primo livello di complessità e ci sottomettiamo al meccanismo che governa le nostre esistenze virtuali: perché essere terribili paga di più, in tutti i sensi.
Black Mirror, dopo averci emozionato, arriva con una riflessione ancora più evidente in questa stagione. Dalla satira nei confronti di Netflix/Streamberry nelle prime due puntate all’accusa feroce verso gli obiettivi crudeli che tutti possediamo nella quarta puntata, che usiamo come armi per distruggere le vite degli altri. La critica si estende all’ossessione per il true crime e ci porta nello spazio, in una versione alternativa del 1969, dove scoprire di essere una copia robotica di un essere umano porta a conseguenze disastrose. Continua poi con l’odio verso chi è diverso, saltando esattamente 10 anni dopo, quando Black Mirror diventa “Red Mirror” e ci mostra la storia di una commessa destinata a compiere azioni crudeli per salvare un mondo che ci considera inferiori. La domanda sorge spontanea: merita davvero di essere salvata?
Riflessioni e la sfida delle regole
Se smettiamo di litigare su cosa sia tecnologia o meno, considerando che anche il fuoco, la ruota e la lavatrice rientrano nella definizione, la sesta stagione di Black Mirror continua a regalarci emozioni e stimoli riflessivi. La serie si reinventa introducendo elementi soprannaturali che hanno colpito i fan più affezionati alla distopia tecnologica delle prime stagioni. In merito a ciò, vorrei citare le parole di Charlie Brooker stesso: “Con questa stagione, ho voluto abbandonare i presupposti chiave su cosa rende un episodio di Black Mirror. Quando abbiamo iniziato lo show, non c’erano molte serie di fantascienza distopiche. […] Con la sesta stagione, abbiamo preso consapevolmente la decisione di strappare il libro che conteneva le regole, di lasciare che fosse qualcosa di imprevedibile per chi guarda e forse di espandere le sue competenze.”
La sesta stagione osa con episodi che, secondo me, sono due dei migliori di tutta la serie: “Loch Henry” e “Demone 79”. Anche se quest’ultimo si discosta molto da “Orso Bianco”, condivide in qualche modo il folklore (lo definirei più un riferimento che un easter egg). Tutto in Black Mirror è connesso e allo stesso tempo non lo è. Rimane una delle serie di punta di Netflix, uno dei prodotti di intrattenimento più intelligenti e attuali mai creati, con episodi che riescono a suscitare sempre emozioni diverse e raramente deboli. La colonna sonora è sublime e si mescola con vibrazioni retrò, tra nostalgia e universi paralleli, offrendo riferimenti storici e culturali e critiche brutali nei confronti della nostra umanità terribile.