La storia di Maysoon Majidi: fuggita dal regime iraniano e incarcerata in Italia

La storia di Maysoon Majidi: fuggita dal regime iraniano e incarcerata in Italia

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La giovane attivista curda per i diritti umani, l’artista e regista Maysoon Majidi, si trova al centro di una lotta disperata per la libertà. Originaria di Sanandaj, nel Kurdistan iraniano, Majidi ha dedicato la sua vita alla difesa dei diritti delle donne e delle minoranze oppresse in Iran. La sua determinazione e la sua fedeltà alla causa l’hanno portata a scontrarsi con le autorità iraniane, che hanno reagito con fermezza, costringendola a fuggire dal suo paese in cerca di asilo in Europa.

Tuttavia, Majidi è stata arrestata al confine italiano il 31 dicembre 2023, dopo un pericoloso e lungo viaggio che l’ha condotta dalla regione autonoma curda all’Italia, passando per la Turchia. Da allora, è detenuta nella prigione di Castrovillari, in Calabria, accusata – secondo molte persone e ONG – di essere coinvolta nel traffico di esseri umani, un’accusa ingiusta secondo molti. Una sorte simile è toccata a Marjan Jamali, anche lei iraniana, che è attualmente agli arresti domiciliari.

Amnesty International ha rilasciato una dichiarazione in cui si esprime preoccupazione per le condizioni delle due donne e mette in discussione le testimonianze che le accusano di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare. In particolare, si sospettano manomissioni nelle testimonianze dei testimoni, che sono scomparsi poco dopo l’approdo delle due donne in Italia.

Per protestare contro la sua detenzione prolungata e le ingiustizie subite, Maysoon ha iniziato uno sciopero della fame il 27 maggio 2024. La sua salute è rapidamente peggiorata, arrivando a pesare solo 38 kg. La sua situazione ha destato gravi preoccupazioni tra i sostenitori e le organizzazioni per i diritti umani, che chiedono urgentemente il suo rilascio e il riconoscimento dello status di rifugiata.

Il 18 luglio si è tenuta una conferenza presso la Camera dei Deputati in cui è stata chiesta la liberazione di Majidi, in vista del giudizio del 24 luglio. L’Associazione Unione Donne Italiane e Curde ha condannato fermamente la decisione del processo e ha denunciato il trattamento ingiusto riservato a Majidi e Jamali.

Numerose personalità, tra cui Laura Boldrini, Marco Grimaldi, Riccardo Noury di Amnesty International Italia, Ferdinando Laghi e Parisa Nazari, si sono schierate a favore di Majidi e Jamali, evidenziando la necessità di un intervento umanitario per migliorare le loro condizioni di detenzione.

La storia di Marjan Jamali, anch’essa vittima della repressione del regime iraniano, segue un percorso simile a quello di Maysoon. Anche lei è accusata di essere una scafista e ha subito mesi di detenzione prima che le fossero concessi gli arresti domiciliari a Camini e, successivamente, il trasferimento a Bari.

La situazione di entrambe destina grande preoccupazione ed è evidente la necessità di garantire il rispetto dei loro diritti fondamentali. Amnesty International Italia ha criticato il cosiddetto Decreto Cutro, sottolineando che la lotta contro gli scafisti ha generato ansia e un eccessivo numero di arresti, mettendo a rischio la protezione delle persone in cerca di rifugio in Italia.

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