Dopo l’autodenuncia Marco Cappato è indagato per “aiuto al suicidio”

Dopo l’autodenuncia Marco Cappato è indagato per “aiuto al suicidio”

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Luca Coscioni ed esponente dei radicale è ora ufficialmente indagato. Il pm di Milano Tiziana Siciliano lo ha iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di aiuto al suicidio per la morte, in Svizzera, di dj Fabo.

Dopo l’autodenuncia di alcuni giorni fa arriva l’iscrizione, viene definita negli ambienti giudiziari come un “atto dovuto”, è stata formalizzata.

L’accusa di aiuto al suicidio, mossa per l’esponente radicale fa riferimento a quanto previsto dall’articolo 580 del Codice penale laddove prevede la contestazione per “chiunque aiuta o determina altri al suicidio ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione”.

“Non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale, attendo che arrivi questo avviso di garanzia, sono pronto ad assumermi le mie responsabilità fino in fondo, nella speranza che qualcun altro si assuma le sue responsabilità”, afferma Cappato, nel corso di una manifestazione organizzata dall’Associazione ‘Luca Coscioni’ a piazza Montecitorio.

Già su Twitter si era detto “pronto a rispondere di quello che ho fatto, e che intendo continuare a fare. Liberi fino alla fine”.

«Noi andiamo avanti. Lo Stato si assuma la responsabilità di girare la testa dall’altra parte o di dimostrare davanti a un giudice che queste azioni sono svolte nel rispetto dei principi della nostra Costituzione di libertà e autodeterminazione e andremo avanti finché questi principi non saranno affermati non di nascosto ma con la forze esplicita della legge».

«Ovviamente – ha voluto precisare Cappato – non c’è stata nessuna istigazione al suicidio di Fabo. Anzi abbiamo ottenuto di dissuaderlo per qualche settimana in più, facendogli venire la forza e la voglia di lottare per i diritti di tutti. L’aiuto, si quello l’ho dato su sua richiesta».

Una disobbedienza civile, spiega, che di fatto è stata reiterata. «Ai Carabinieri ho detto anche quello che ho fatto lo scorso anno per Dominique Velati, ovvero le abbiamo pagato il biglietto per andare in Svizzera a morire. Dissi allora che lo avrei rifatto, annunciando una reiterazione del reato». Quindi ha aggiunto di esser pronto a ripetere il gesto di disobbedienza civile. «Sono contento di fornire questo tipo di aiuto a altre due persone che hanno avuto appuntamento per recarsi in Svizzera per le stesse ragioni. Questo aiuto da parte mia ci sarà».

Gli inquirenti, dopo l’interrogatorio di Cappato, dovranno svolgere accertamenti e fare valutazioni anche complesse e delicate perché, da quanto è stato riferito, questo è certamente un caso che può fare giurisprudenza. «Ci sono diversi profili che dovranno essere affrontati, compresa la giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo in materia di diritti», aveva chiarito ieri il procuratore Francesco Greco, spiegando anche che «per questo reato l’aiuto deve essere portato fino all’atto finale».

Si tratta, aveva aggiunto il capo della Procura milanese, di «una storia complessa che presenta profili di rilievo sia in termini di principi generali che giuridici, dato che qui c’è una questione di diritto alla vita e alla morte».

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