Lavoratori Alitalia, oggi votano sull’accordo tra azienda e sindacati
Oggi i lavoratori Alitalia sono chiamati ad esprimersi sul pre-accordo tra azienda e sindacati per i tagli e il nuovo tentativo di rilancio della compagnia.
L’affluenza al rederendum che sta dividendo il personale più che in passato, sabato sera “a chiusura seggi alle 21 era a circa il 55%” ha reso noto la Uiltrasporti. I risultati arriveranno in serata. Poi il 26 aprile al ministero dello Sviluppo economico si terrà la prima riunione post referendum tra azienda e sindacati.
Cosa prevede il pre-accordo
Il pre-accordo prevede il ricorso a una serie di misure per ridurre i costi e ad evitare gli esuberi. In particolare gli esuberi complessivi scendono a quota 1.700 dai 2.037 preventivati. Quelli del personale a tempo indeterminato si riducono a 80 unità dalle iniziali 1338 ed il taglio al costo del lavoro scende dal 30 all’8%.
Tra le altre misure annunciate il superamento dei progetti di esternalizzazione delle aree manutentive e di altre esternalizzazione, il ricorso alla cigs entro maggio 2017 per due anni, l’attivazione di programmi di politiche attive del lavoro, con riqualificazione e formazione del personale, misure di incentivazione all’esodo, miglioramenti di produttività ed efficienza, con un rinvio in azienda per la definizione entro il prossimo mese.
Chi vota
Al voto 12.500 persone, 1.500 piloti, 3.000 hostess e steward, 8.000 tra impiegati e dipendenti di terra e addetti alle “operazioni”. Sono loro, in queste ore cruciali a decidere con un “sì” o “no” le sorti di Alitalia.
I lavoratori di terra dovranno sopportare una cassa integrazione straordinaria a rotazione per due anni pari a una riduzione della forza lavoro di mille unità con una perdita delle retribuzioni nel periodo pari al 20% rispetto a oggi.
Altri 500 dipendenti a tempo determinato, i più indifesi e per i quali il sindacato poco ha fatto, saranno espulsi dal ciclo produttivo e potranno dire addio alle speranze di essere assunti nella compagnia per la quale hanno lavorato a volte anche per anni.
Le parole di Gentiloni e Delrio
Ieri il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ha asserito che senza intesa sul piano industriale, Alitalia non sopravviverà.
“Alitalia è una azienda privata. Di fronte alle sue perduranti e serie difficoltà il governo ha incoraggiato gli azionisti italiani e stranieri a impegnarsi in un nuovo piano industriale e in una forte ricapitalizzazione della società” “So bene che ai dipendenti vengono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa sul nuovo piano industriale l’Alitalia non potrà sopravvivere”.
«Non c’è alternativa all’accordo, non c’è alcuna possibilità di nazionalizzazione». «Bisogna semplicemente seguire con coraggio su questa strada — dice — l’unica che può permettere di salvare tanti posti di lavoro e di rilanciare Alitalia».
Le conseguenze del No
Un voto dalle conseguenze pesanti. Il no all’accordo infatti potrebbe aprire la strada della messa in liquidazione della compagnia aerea.
Una maggioranza di sì, invece, consentirebbe la ricapitalizzazione dell’azienda. Ma comporterebbe l’individuazione di 980 esuberi di lavoratori a tempo indeterminato tra il personale di terra. La riduzione dell’8% della retribuzione di quello navigante e una contrazione da 120 a 108 dei riposi annuali mentre ai nuovi assunti verrà applicato il più leggero contratto ‘cityliner’ del corto raggio.
La posizione dei sindacati
Cgil, Cisl, Uil e Ugl, al contrario si schierano per il sì. “L’Alitalia morirà se verrà bocciato il piano. I lavoratori hanno ora in mano il destino della loro azienda. Non c’è oggi una alternativa concreta al piano industriale di sviluppo e di ricapitalizzazione. Ma senza il sì a maggioranza dei lavoratori, Alitalia difficilmente potrà sopravvivere”. Questo l’accorato appello nelle ore precedenti la chiusura delle urne del leader Cisl, Annamaria Furlan. “Siamo consapevoli dei sacrifici che vengono nuovamente richiesti a tutto il personale di Alitalia”, dice. “Il sindacato ha fatto la sua parte contrattando con grande determinazione ogni possibile garanzia occupazionale e salariale per i lavoratori”.