Legge elettorale, seduta deserta: Napolitano dice no a voto anticipato

Legge elettorale, seduta deserta: Napolitano dice no a voto anticipato

In un’aula semivuota di Montecitorio, con solo 20 parlamentari presenti, è iniziato alla Camera l’esame della legge elettorale, frutto dell’intesa a 4 tra Pd, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega. Tutti e 4 i partiti hanno rivendicato l’accordo raggiunto sottolineando che, date le condizioni esistenti, il testo del ‘Fianum’ è “il miglior compromesso possibile”.

Giorgio Napolitano non ci sta e nel corso del suo intervento è stato durissimo nei confronti dei quattro leader, Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, Beppe Grillo e Matteo Salvini affermando: le elezioni anticipate minano la credibilità politico-istituzionale del Paese.

Calcoli e convenienza da parte dei leader dei partiti

Netto il giudizio di Napolitano sulla legge elettorale approdata alla Camera: “Vedremo il risultato di questa impresa di quattro partiti, anzi di quattro leader di partito, che agiscono sulla base della propria convenienza. In questo funambolico passaggio dal francese al tedesco potevano risparmiarsi il gran galoppo del Parlamento in questo fine settimana”, ha osservato.

Per l’ex inquilino del Quirinale, “è semplicemente abnorme che il gioco e il patto extra-costituzionale sulla data del voto sia quasi diventato un corollario dell’accordo tra partiti sulla nuova legge elettorale”. In tutti i Paesi democratici europei, ha insistito il presidente emerito, si vota alla scadenza naturale delle legislature.

L’improbabile coalizione a quattro

Sembra un miracolo che i quattro partiti maggiori si siano trovati d’accordo su un testo straordinario, come dice il forzista Sisto. Ma il voto anticipato sembra inevitabile per andare avanti nel Paese bloccato, con Mattarella ormai orientato a concedere il voto per settembre.

Si comincia a votare sugli oltre 200 emendamenti (voto disgiunto e preferenze, chiesti da M5s, hanno il veto del Pd). Beppe Grillo dichiara: «Ci abbiamo messo la faccia, non potevamo lasciare che Pd e Fi scrivessero le regole del gioco a loro uso e consumo». Pure le preferenze non saranno un problema, «cerchiamo piuttosto di preferire una legge giusta per far votare gli italiani ».

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