L’Italia è in cima alla classifica europea e mondiale per la presenza di acqua in bottiglia: un problema da affrontare
Questo testo è stato tradotto dall’originale in inglese e adattato per un pubblico di lingua italiana:
Questo articolo è stato pubblicato originariamente in inglese
Si stima che circa la metà di tutte le bevande analcoliche consumate nell’Unione Europea siano costituite da acqua confezionata in varie forme. Il consumo in Italia è particolarmente alto, e rappresenta un problema per l’ambiente.
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Chiunque abbia visitato l’Italia con regolarità avrà notato quanto poco diffuso sia il consumo di acqua potabile dal rubinetto. Ogni italiano consuma mediamente 208 litri di acqua in bottiglia all’anno, un dato che va contro la lotta agli sprechi.
Secondo una ricerca condotta da CSA Research, solo il 29,2 per cento delle persone in Italia beve acqua dal rubinetto ogni giorno, mentre quasi la metà (43,3 per cento) beve esclusivamente acqua in bottiglia.
L’Italia è il maggior consumatore di acqua in bottiglia in Europa e il secondo a livello mondiale dopo il Messico, dove l’acqua del rubinetto non è considerata sicura tanto quanto in Italia.
L’acqua proveniente dal rubinetto nella maggior parte dell’Italia non solo è sicura da bere, ma è anche quella di quinta qualità in Europa dopo Austria, Svezia, Irlanda e Ungheria.
Ma perché gli italiani sono così restii a bere l’acqua del rubinetto, e perché l’acqua in bottiglia è così popolare?
La ricerca condotta da CSA ha rilevato che quasi il 29 per cento di coloro che bevono solo acqua in bottiglia lo fanno perché non gradiscono il sapore dell’acqua del rubinetto. Altre quattro persone su dieci sostenono di non “fidarsi” dell’acqua del rubinetto, mentre circa tre su dieci ritengono che l’acqua in bottiglia sia più sicura.
Quali Paesi europei consumano più acqua in bottiglia
Il mercato globale dell’acqua in bottiglia è in rapida crescita, con una stima di 550 milioni di famiglie che consumeranno acqua in bottiglia entro il 2024. Questo equivale a oltre 446 miliardi di litri d’acqua all’anno, o circa un milione di bottiglie al minuto.
In Europa, si stima che ci siano circa 75 milioni di consumatori di acqua in bottiglia, di cui l’80 per cento nel nord del continente preferisce l’acqua frizzante.
L’Italia guida molti Paesi europei per quanto riguarda il consumo di acqua in bottiglia, ma altri Paesi non sono molto distanti.
Una ricerca di mercato condotta nel 2022 da GlobalData ha rivelato che, dopo l’Italia, al secondo posto si trova la Germania con 167 litri per abitante. Seguono il Portogallo con 140 litri per abitante all’anno, l’Ungheria con 138,8 litri per abitante e la Spagna con 135,4 litri.
In totale, in Europa, il 48 per cento delle bevande analcoliche consumate nell’UE nel 2022 era costituito da acqua confezionata.
L’acqua in bottiglia è un problema?
Se consideriamo che ogni famiglia nel mondo consuma in media due bottiglie d’acqua al giorno, il totale globale è di 210 miliardi di bottiglie all’anno. Questo si avvicina molto alle stime precedenti, secondo cui ogni anno vengono consumate 480 miliardi di bottiglie di plastica, di cui metà sono di acqua.
Nell’Unione Europea, ogni persona ha generato una media di 36,1 kg di rifiuti di imballaggio in plastica nel 2021. Questo corrisponde a un totale annuale di 16,13 milioni di tonnellate prodotte nel blocco, di cui solo 6,56 milioni sono state riciclate.
Nel contesto del Green Deal, l’obiettivo è quello di riciclare il 55 percento dei rifiuti di imballaggio in plastica entro il 2030. Le norme specifiche per i rifiuti marini prevedono un obiettivo del 25 percento di plastica riciclata nelle bottiglie in PET entro il 2025, e del 30 percento in tutte le bottiglie per bevande entro il 2030.
Anche in Italia si sta lavorando per migliorare la fiducia dei cittadini nell’acqua del rubinetto. Il Centro Nazionale per la Sicurezza dell’Acqua ha condotto oltre 2,5 milioni di analisi chimiche e microbiologiche in 18 regioni diverse, coprendo il 90 percento della popolazione tra il 2020 e il 2022.
A livello nazionale, il 99,1 per cento dei campioni è risultato conforme agli standard igienico-sanitari, mentre il 98,4 per cento era in linea con altri parametri che non influenzano la salute ma possono alterare il sapore, l’odore o il colore dell’acqua.
La diffusione di questi risultati rappresenta il primo passo verso la creazione di un “registro dell’acqua” che renderà disponibili al pubblico italiano i dati sulla qualità dell’acqua potabile.