L’Ue stringe, ricollocamenti e rimpatri più rapidi: rischio sanzioni
La Commissione europea ha presentato un piano di azione con la indicazione di azioni concrete per rendere più efficaci i rimpatri dei migranti che non hanno diritto alla protezione internazionale.
Procedure più rapide, misure più ferme contro i rischi di fuga (trattenendo anche i migranti che rifiutano il rimpatrio), coordinamento fra le diverse autorità nazionali e fra i paesi, nel rispetto dei diritti fondamentali.
Si tratta dei cosiddetti “migranti economici”, quelli che arrivano in Europa alla ricerca di un lavoro e non perché in fuga da situazioni di guerra o persecuzione. Per loro non ci sarà la possibilità di restare e perché il sistema dei rimpatri funzioni meglio di quanto avvenuto finora la Commissione, facendo seguito al vertice di Malta di un mese fa, ha messo a punto una serie di indicazioni che i paesi dovranno attuare nei prossimi mesi: un rapporto sui progressi fatti sarà pubblicato “al più tardi in dicembre”.
La Commissione europea avvisa i paesi che non hanno ancora rispettato il loro dovere di accoglienza dei profughi da Italia e Grecia, secondo lo schema della redistribuzione per quote approvato nel 2015, e ricorda che si tratta di un “obbligo giuridico”.
L’esecutivo di Bruxelles sottolinea che “non esiterà a utilizzare i poteri conferiti alla Commissione dai trattati nei confronti di coloro che avranno disatteso gli obblighi che derivano dalle decisioni del Consiglio, e segnala che l’obbligo giuridico di ricollocare i migranti che ne hanno diritto non finirà dopo la scadenza di settembre”. Lo schema prevede la redistribuzione, entro il settembre di quest’anno, di 160mila rifugiati da Italia e Grecia; finora ne sono stati ricollocati soltanto 13.546, di cui 3.936 dalla Italia e 9.610 dalla Grecia. Neanche i paesi più “accoglienti”, come Francia e Germania, si sono avvicinati ai numeri previsti dal meccanismo.
“L’Italia e la Grecia restano sotto pressione”: lo ha sottolineato il commissario Ue per gli Affari interni e l’immigrazione, Dimitris Avramopoulos. Illustrando i tre rapporti sull’avanzamento delle politiche Ue di gestione dell’immigrazione in vista del vertice della prossima settimana, Avramopoulos ha richiamato i paesi a completare lo schema di ricollocamento di 160 mila profughi da Italia e Grecia.
L’Ue chiede inoltre un ulteriore azioni su Mediterraneo centrale La Commissione europea chiede di intensificare l’azione dell’Unione europea nel Mediterraneo centrale per cercare di arginare il flusso di migranti che dalle coste del Nord Africa arrivano in Italia.
In un documento approvato in vista del Consiglio europeo del 9 e 10 marzo, l’esecutivo comunitario sottolinea che la “chiave” per arginare i flussi è una “cooperazione continua e più significativa con Egitto, Tunisia e Algeria”. La Commissione “continuerà a dialogare con i paesi terzi” usando “tutte le politiche e gli strumenti sua disposizione”, in linea con il nuovo quadro di partenariato sulle migrazioni adottato nel giugno del 2016.
Lungo la rotta del Mediterraneo centrale, con progetti per 200 milioni di euro, si sta lavorando per gestire meglio le migrazioni, continuare a salvare vite umane, rafforzare la lotta contro i trafficanti e offrire protezione ai migranti che ne hanno bisogno. Un altro elemento della strategia e’ aumentare i rimpatri volontari.
L’attenzione maggiore è stata dedicata alla Libia. Oltre all’operazione Sofia, che ha iniziato a addestrare la guardia-costiera libica, la Commissione sostiene un programma dell’Organizzazione Internazionale delle Migrazione per il rimpatrio umanitario e la reintegrazione di 5 mila migranti bloccati in Libia.
“Senza la stabilizzazione politica della Libia, non riusciremo a contrastare i trafficanti di esseri umani che agiscono in Libia e che sono responsabili della maggior parte degli arrivi in Italia – ha detto sabato scorso Angela Merkel – l’Egitto, come istituzione regionale e come potenza regionale, svolge un ruolo importante, così come l’Algeria e la Tunisia”. La Merkel era attesa il 20 febbraio scorso ad Algeri, ma la visita è stata rinviata per problemi di salute del presidente algerino Abdelaziz Bouteflika.