L’Ungheria Abbandona la Corte Penale Internazionale: Netanyahu Sostiene la Scelta di Orban

L’Ungheria Abbandona la Corte Penale Internazionale: Netanyahu Sostiene la Scelta di Orban

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Ungheria: il governo ritira il supporto alla Corte Penale Internazionale

Il governo ungherese ha preso una posizione decisa decidendo di ritirarsi dalla Corte Penale Internazionale (CPI). Gergely Gulyas, capo dello staff del primo ministro Viktor Orban, ha confermato la notizia all’agenzia di stampa statale ungherese, MTI. Questa decisione segna un cambiamento significativo nella politica estera ungherese e ha suscitato interesse a livello internazionale, soprattutto in concomitanza con la visita a Budapest del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

Motivi e implicazioni della scelta di Budapest

La decisione del governo di Budapest di abbandonare la CPI è stata giustificata da Orban stesso, che ha descritto il tribunale come “un tribunale politico” e ha sottolineato come, a suo avviso, l’istituzione non operi più in modo imparziale. Durante una conferenza stampa congiunta con Netanyahu, Orban ha affermato che la Corte ha un “agenda politica” e che la sua indipendenza è compromessa. Queste dichiarazioni riflettono una crescente frustrazione di Budapest nei confronti delle istituzioni internazionali che percepiscono come parziali.

Non è una novità che il governo ungherese esprima scetticismo riguardo a organismi giudiziari e istituzionali internazionali. Nel passato, Orban ha spesso criticato l’Unione Europea e altre entità sovranazionali, sostenendo che interferiscano nelle politiche nazionali. La scelta di ritirarsi dalla CPI segna un nuovo capitolo di questa narrativa, specialmente alla luce del mandato d’arresto emesso dalla Corte nei confronti di Netanyahu per presunti crimini durante il conflitto nella Striscia di Gaza.

Nel 1999, l’Ungheria aveva firmato lo Statuto di Roma, il documento fondativo della CPI, e l’aveva ratificato nel 2001, sotto la guida del primo mandato di Orban. Fino ad oggi, solo Burundi e Filippine avevano abbandonato la Corte, rendendo questa decisione un evento raro e significativo. Il ritiro ungherese mette in evidenza una crescente tendenza di alcuni paesi a rifiutare la giurisdizione di organi giudiziari internazionali, ponendo interrogativi sulla stabilità e l’efficacia di tali istituzioni.

Le dichiarazioni di Benjamin Netanyahu

Durante la conferenza stampa, Netanyahu ha elogiato la mossa di Orban, definendola “una decisione coraggiosa, un passo importante per il mondo”. Ha affermato: “Hai preso una decisione coraggiosa, una decisione importante per il mondo, quella di opporti a un’organizzazione corrotta come la Corte penale. Sarai apprezzato non solo da Israele, ma anche da altri paesi”. Questi commenti evidenziano un legame strategico tra Ungheria e Israele e possono essere interpretati come un segno di solidarietà tra i due leader che condividono una visione simile riguardo alle istituzioni internazionali.

La visita di Netanyahu a Budapest, che durerà quattro giorni, è storica, essendo la prima da quando è iniziato il conflitto a Gaza nel 2023. Questo incontro tra i due leader potrebbe avere ripercussioni non solo sulla politica interna ungherese ma anche sulla dinamica internazionale, specialmente in relazione al conflitto israelo-palestinese e alla posizione europea su tali tematiche.

Reazioni internazionali e futuri sviluppi

La reazione internazionale alla notizia del ritiro ungherese dalla CPI è stata mista. Alcuni analisti vedono questa decisione come un ulteriore passo verso un nazionalismo sempre più marcato in Ungheria, mettendo in discussione il ruolo dell’Ungheria come stato membro dell’Unione Europea e la sua adesione ai principi di diritto internazionale. Altri, invece, considerano questa azione come un’affermazione della sovranità nazionale contro ciò che percepiscono come un’ingerenza da parte di entità globali non elette e non responsabili.

Sarà interessante osservare quali saranno le conseguenze legali e politiche dell’uscita dall’accordo della CPI per l’Ungheria e se altri stati seguiranno l’esempio di Budapest. Questa mossa potrebbe rappresentare un modello per altre nazioni che si sentono minacciate dalle pressioni internazionali o dalle critiche riguardanti le loro politiche interne.

Infine, di fronte a un panorama geopolitico in continua evoluzione, è fondamentale monitorare gli sviluppi futuri in Ungheria e come queste scelte influenzeranno la posizione del paese all’interno dell’Unione Europea e nel contesto internazionale.

FONTE: [MTI – Agenzia di stampa ungherese], [Affari esteri dell’Unione Europea].

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