Mangiare senza fame: le cause biologiche e quelle psicologiche
La “fame nervosa” è un termine comune per definire quello che gli studiosi del comportamento alimentare definiscono eating emozionale, ovvero “la situazione vissuta da quei soggetti che mescolano le emozioni con l’assunzione di cibo e usano il cibo per far fronte alle emozioni che ogni giorno incontrano”. Chi soffre di questo disturbo raramente mangia solo per soddisfare la fame biologica e per nutrirsi.
L’Eating emozionale comprende vari stili alimentari e le diverse motivazioni ed emozioni che accompagnano la necessità di usare il cibo, spesso in grande quantità, con il fine ultimo di affrontare situazioni di noia, di ansia, di rabbia o di depressione.
L’Eating emozionale non dipende da una sola causa: fattori biologici, psicologici e culturali ne sono all’origine.
I vari tipi di “mangiatori”
Mangiatori tristi: l’individuo è triste e cerca di sconfiggere la sua tristezza mangiando.
Mangiatori ansiosi : tipico il legame intercorrente tra ansia e cibo, specialmente se correlato all’apprensione o alla preoccupazione per un evento futuro che sarà spiacevole o pericoloso. L’ansia, cioè la sensazione generalizzata che rappresenta una minaccia per il benessere, non deve essere confusa con la paura, che è il risultato di una sensazione specifica, immediata e fisica.
Mangiatori annoiati : la noia è forse la più comune forma di mediazione emozionale nell’alimentazione ed è spesso associata all’Eating emozionale. Per alcuni individui il cibo è l’unico motivo legittimo per interrompere un’attività noiosa.
Mangiatori soli : il cibo è usato come il sostituto di qualcosa che manca, come un compagno, un amico o qualcuno con cui condividere la vita. L’aumento di peso conseguente purtroppo peggiora questa situazione, perché accresce le difficoltà di instaurare un’adeguata relazione con altri.
Mangiatori arrabbiati: la rabbia, sotto forme di risentimento, di gelosia, di indignazione o di frustrazione può essere associata all’Eating emozionale e al mangiare eccessivo. Generalmente questi sentimenti sono dovuti al fatto che non si riesce ad ottenere ciò che si desidera e, quindi, si mangia per scaricarsi e per sfogarsi.
Mangiatori celebrativi: sono quei soggetti che trovano impossibile gioire di qualcosa di positivo e di importante senza abusare con il cibo.
Come riconoscerla
Quando una persona si trova nella situazione di dover perdere peso, dovrebbe imparare a distinguere la fame nervosa da quella biologica. Per riuscire a capire la differenza può essere utile individuare se si può assimilare il proprio comportamento alimentare con gli stili di eating emozionale indicati, registrando, accanto al cibo introdotto quotidianamente, gli stati emotivi e le sensazioni fisiche associate in quel momento all’ingestione. E’ così possibile distinguere la reale sensazione di fame da quella voglia di cibo stimolata da sensazioni diverse, ma non da un appetito biologico.
Le cause possono essere di natura biologica e/o psicologica
Cause biologiche
“Mangiare” pur non avendo fame è un’alterazione del meccanismo di controllo da parte dell’ipotalamo. Ci sono delle sentinelle nel cervello che avvertono il corpo quando il livello di zuccheri è troppo basso (diminuzione della glicemia – ipoglicemia) e inducono come risposta il bisogno di cibo e le azioni per procurarselo. Forse alla base dell’obesità, dei disturbi alimentari in generale e in particolare della fame nervosa c’è proprio un mal funzionamento di questi meccanismi.
Cause psicologiche
“Mangiare” pur non avendo fame, essere assaliti da un impulso irrefrenabile, da un atto compulsivo, presi da un raptus e ingozzarsi di qualsiasi cosa, per poi sentirsi in colpa subito dopo.
Si può avere la fame nervosa per noia, se ad esempio non sappiamo cosa fare, per ansia, per tristezza, scarsa autostima, solitudine.
La fame nervosa ci porta a sostituire l’affetto, la sicurezza o la gioia che non abbiamo, con il cibo.