Mano bionica ad una donna italiana, intervento al policlinico Gemelli
Mano bionica ad una paziente vicentina, Almerina Mascarello, 55 anni è stata operata lo scorso autunno al policlinico Gemelli di Roma. La protesi della mano era stata creata alla scuola superiore Sant’Anna di Pisa.
È la prima donna italiana a cui è stata impiantata una protesi artificiale, la donna aveva perso la mano nel 1993 durane un incidente stradale.
La notizia si è divulgata adesso sebbene l’intervento sia stato effettuato lo scorso giugno.
Mano bionica: il prototipo registra i movimenti
La donna era uscita dall’ospedale con la mano artificiale ed uno zainetto sulle spalle, all’interno del quale si trovava l’elettronica grazie alla quale “vengono registrati i movimenti dei muscoli e tradotti in segnali elettrici, da cui giungono poi i comandi per la mano. Un altro sistema trasforma invece l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica», ha detto Silvestro Micera, responsabile del laboratorio di ricerca di ingegneria neurale traslazionale , in collaborazione con il Politecnico di Losanna.
Il prototipo è già stato rimosso dalla donna che attende una nuova protesi per maggio:” Soltanto allora potrò dire che la mia vita è cambiata completamente. La sensazione è stata spontanea, come se avessi avuto la mia mano vera. Mi sono riscoperta in grado di fare cose che prima erano difficili, come vestirsi e indossare le scarpe. Gesti che non cambiano la vita, ma che aiutano a sentirsi normali» ha detto la Mascarello dopo vent’anni vissuti con una sola mano.
Mano bionica: del tutto simile ad una vera mano
Il dispositivo percepisce il contatto, la forma e la consistenza degli oggetti ed è in forma e peso del tutto simile ad un vero arto.
Il primo ad usufruire di una tecnologia simile era stato, nel 2014, un uomo danese che aveva perso la mano a causa di un petardo. In quel caso però l’uomo non aveva potuto lasciare l’ospedale poiché le dimensioni della protesi sarebbero state inadatte alla vita quotidiana.
“Una versione migliorata di quella impiantata tre anni fa” ha detto Macera.