Maxi frode fiscale sulla vendita di alcolici: tasse evase per 4 milioni
Frodi fiscali internazionali sull’esportazione di alcolici, la guardia di finanza sgomina una banda con base fra Spoleto, Roma ed Ancona. Otto le misure cautelari eseguite dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Rieti in sinergia con il G.I.C.O. del Nucleo di polizia tributaria di Ancona e i funzionari dal servizio centrale antifrode della dogana di Roma e Bologna.
Le ordinanze di custodia cautelari sono state eseguite nei confronti di soggetti sia residenti in Italia, sia residenti all’estero (Inghilterra e Romania), che a vario titolo, tra il mese di gennaio 2015 ed il mese di giugno 2016, hanno immesso in consumo prevalentemente prodotti alcolici in evasione d’accisa e Iva.
L’operazione, denominata “Meeting”, ha permesso di disarticolare un sodalizio criminale operante su tutto il territorio nazionale che, attraverso la presentazione di documenti doganali falsi, faceva risultare esportata dal porto di Ancona verso paesi dell’Africa centrale, merce proveniente in regime di sospensione d’imposta dai depositi fiscali di altri paesi Europei.
L’attività investigativa ha accertato che alcuni finanziatori indo-pakistani della “City” di Londra, attraverso la mediazione di broker italiani e rumeni residenti all’estero, “offrivano” per ogni falsa spedizione all’estero un compenso di circa 12.000 euro.
Il sodalizio, grazie alla connivenza di spedizionieri e un funzionario pubblico corrotti, riusciva a “regolarizzare” le movimentazioni delle merci attraverso l’emissione di falsi documenti amministrativi elettronici “e-AD”. Tali documenti, che hanno sostituito i vecchi formulari cartacei, sono obbligatori per accompagnare la circolazione dei prodotti soggetti ad accise circolanti, sia a livello nazionale che a livello comunitario, in sospensione di tale imposta.
L’alcol era il centro del business
Il disegno criminoso prevedeva l’effettiva immissione in consumo delle bevande alcoliche all’interno dell’Unione europea e del territorio nazionale, in luoghi diversi da quelli dichiarati documentalmente, facendo sì che gli effettivi destinatari della merce potessero evitare il pagamento dell’accisa (oltreché degli altri tributi) per la loro commercializzazione.
Sono stati quantificati in circa 1.200 tonnellate i vari prodotti, prevalentemente alcolici, consumati in frode, per un valore commerciale di oltre 6 milioni di euro ed un’evasione dell’accisa e dell’I.V.A. di 4 milioni di euro, cui va aggiunta, per la commercializzazione “in nero” dei prodotti, un’ingente evasione all’imposizione diretta. Al fine di definire compiutamente ruoli e competenze di ogni singolo membro dell’associazione a delinquere, sono state eseguite mirate e continuative attività di appostamento e pedinamento nei confronti degli indagati.
Il capo della banda a Spoleto
È stato così individuato un soggetto residente a Spoleto, risultato essere non solo il collegamento con i referenti di un più vasto gruppo criminale inglese e rumeno, ma anche colui che, con l’ausilio di un “faccendiere” di Roma, “dirigeva” sul suolo nazionale le varie attività illecite con il successivo coinvolgimento di un funzionario pubblico corrotto, di una guardia giurata e di due spedizionieri, tutti in servizio presso il porto di Ancona. E’ stato anche possibile monitorare una lunga serie di incontri tra gli affiliati all’organizzazione criminale, nonché alcuni passaggi di denaro attraverso il pedinamento dei corrieri (due polacchi e un italiano) incaricati di consegnare i soldi una volta completata l’operazione, all’interno di valigette depositate in camere di albergo del centro Italia.
Sequestrate “montagne” di bottiglie
L’attività dei finanzieri e dei doganieri aveva trovato il suo apice lo scorso anno con il sequestro, all’interno di un deposito fiscale a Spoleto, di 22.051 chili di vodka e la denunzia a piede libero di tre responsabili. Anche in questo caso era stata accertata la spedizione fittizia della merce. Nello stesso contesto, gli operanti avevano avuto modo di individuare anche un ulteriore traffico di prodotti alcolici posto in essere da cittadini italiani residenti a Caserta, conclusosi con il sequestro di oltre 56.000 chili di alcol puro e di un’autocisterna, la denuncia di tre responsabili.
Ai membri dell’organizzazione criminale è stato contestato, a vario titolo, il reato di associazione a delinquere finalizzata alla sottrazione ed al pagamento delle accise, nonché quelli di corruzione e falsità in atti, il tutto con l’aggravante della transnazionalità della condotta criminale, reati per i quali sono previsti fino a 16 anni di reclusione. Complessivamente, nel corso delle indagini nello specifico settore, sono state segnalate 33 soggetti all’Autorità Giudiziaria.