Minori non accompagnati, l’allarme Save the Children: troppi pericoli

0

Dati preoccupanti quelli diffuci da Save The Children sulla condizione dei minori non accompagnati che giungono nel nostro paese. In vista della Giornata Internazionale contro la tratta di esseri umani, il dossier ‘Piccoli Schiavi Invisibili 2017’ di Save the Children approfondisce i dati sulle vittime e sui gruppi più esposti in Italia e nel mondo, ma anche quelli dei criminali che alimentano questi fenomeni.

I dati del rapporto

Il rapporto rileva che sono sempre di più i minorenni o appena diciottenni che in Italia finiscono nella rete della prostituzione su strada. I minori stranieri non accompagnati sono tra i più vulnerabili, con un numero crescente di adolescenti nigeriane sempre più piccole costrette a prostituirsi, di minori bengalesi sfruttati nel lavoro in nero e migliaia di ragazzini ‘in transito’, bloccati nelle città o alle frontiere senza accesso al ricollocamento in Europa.

Al mondo più di una vittima di tratta su quattro è un bambino o un adolescente. I dati disponibili sui casi emersi in 106 Paesi, soprattutto in alcuni territori, indicano chiaramente una proporzione allarmante: su 63.251 casi totali, 17.710 riguardano bambini o adolescenti, 12.650 di genere femminile. I minori rappresentano il secondo gruppo più numeroso tra le vittime di tratta dopo le donne. Nei Paesi dell’Unione Europea, nel 2016 risultano almeno 15.846 vittime accertate o presunte, di cui le donne rappresentano il 76% e i minori il 15% (pari a 2.375) “mentre le forme di sfruttamento principali emerse – spiega il rapporto – sono la prostituzione forzata (67%) e lo sfruttamento lavorativo (21%) soprattutto in ambito agricolo, manifatturiero, edile, nei servizi domestici e nella ristorazione”.

I minori egiziani: + 340% rispetto al 2011, per ripagare il debito contratto scappano dai centri per lavorare nei mercati generali, negli autolavaggi 12 ore al giorno 7 giorni su 7 per 2 o 3 euro all’ora, nelle pizzerie, kebabberie e frutterie anche in turnazioni notturne, per compensi che raggiungono raramente i 300 euro al mese.

Attività illegali

In molti casi i minori svolgono attività illegali, come lo spaccio di droga, o vengono adescati e sfruttati sessualmente nel circuito della pedofilia e pedo-pornografia. I minori “in transito”: quasi 4000 solo gli eritrei in fuga dalla dittatura di Afewerki. Come la maggioranza dei minori somali, etiopi, palestinesi, siriani e afghani, lasciano le strutture di prima accoglienza per raggiungere la famiglia o conoscenti in altre Paesi, dalla Svezia al Regno Unito. Finiscono però per riconsegnarsi nelle mani di una rete mista di connazionali e trafficanti, facilitatori e passeurs che li aiutano a raggiungere prima Roma o Milano, e poi i valichi di frontiera a nord per tentare di lasciare il Paese.

Dalla Calabria che non offre strutture adeguate per accogliere i minori non accompagnati sempre più numerosi rispetto agli anni passati, alla Capitale, dove sono sempre più giovani le ragazzine nigeriane e rumene costrette a prostituirsi. E poi ci sono le zone di frontiera, come Ventimiglia. Il numero di minorenni stranieri non accompagnati che sono giunti via mare in Italia nel 2016 è più che raddoppiato rispetto al 2015 ed è ulteriormente cresciuto nei primi mesi del 2017. Sono loro i più esposti alle diverse forme di tratta e sfruttamento nel nostro Paese.

In Calabria cresce il numero di sbarchi: 385 quelli registrati da gennaio 2016 a giugno 2017, con 7.617 minori non accompagnati. Una situazione di emergenza “che ha messo in evidenza – rileva Save the children – la grave inadeguatezza di alcune strutture di prima accoglienza e le carenze del sistema di protezione”.

Il ricollocamento unico strumento sicuro

A Roma, oltre allo sfruttamento lavorativo in attività illegali e a quello sessuale che continua a coinvolgere i minori non accompagnati egiziani, si registra una diminuzione progressiva dell’età, fino a 14 o 13 anni, delle minori nigeriane e rumene costrette a prostituirsi e dei minori ‘in transito’, in particolare eritrei, fuori dal sistema formale di protezione. “E i minori diretti in altri Paesi – spiega il rapporto – sono esposti al rischio continuo di violenze, sfruttamento e ricatti da parte di facilitatori, passeurs o adulti che approfittano della loro vulnerabilità anche nella zona di frontiera a Ventimiglia dove, a seconda dei periodi, stazionano in decine o centinaia per tentare, in molti casi ripetutamente, di raggiungere la Francia”.

La procedura di ricollocamento in altri Paesi europei “sarebbe l’unico strumento sicuro e legale – sottolinea Save the children – per garantire protezione”.  Una possibilità che avrebbe probabilmente potuto evitare che il tentativo di attraversare clandestinamente la frontiera potesse costare l’anno scorso la vita a Milet Tasfemarian, la 16enne eritrea travolta da un tir e uccisa sull’autostrada a Ventimiglia o ad Abiel Temesgem, il minore eritreo di 17 anni morto lo scorso novembre a Bolzano, nel tentativo di saltare su un treno merci in corsa diretto alla frontiera del Brennero per raggiungere suo fratello a Francoforte.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

http://pbsi.fbs.unm.ac.id/thai/