Il mondo piange Tzvetan Todorov: morto il filosofo allievo di Barthes

Il mondo piange Tzvetan Todorov: morto il filosofo allievo di Barthes

Avrebbe compiuto 78 anni il prossimo mese Tzvetan Todorov, filosofo, professore universitario, saggista, antropologo e intellettuale bulgaro naturalizzato francese, tra gli allievi del grande critico e semiologo Roland Barthes.

La malattia se l’è portato via a Parigi, in una fredda notte di inizio febbraio. La notizia arriva poche settimane dopo la morte di un altro straordinario intellettuale contemporaneo, Zygmunt Bauman, che con Todorov condivideva molte ideologie.

Appassionato di filosofia del linguaggio, le sue prime opere sono di argomento letterario. Aveva curato nel 1965 la raccolta antologica ‘I formalisti russi’ e pubblicato nel 1970 il saggio ‘La letteratura fantastica’.  In seguito, la sua attenzione si era spostata verso la storia delle idee. Si era confrontato con autori come Michel de Montaigne, Jean-Jacques Rousseau, Benjamin Constant. Aveva analizzato gli effetti culturali e antropologici della scoperta del Nuovo Mondo da parte di Cristoforo Colombo.  Aveva poi affrontato il problema scottante dell’etica possibile nel contesto tragico dei campi di concentramento nazisti e sovietici. Una delle sue opere più famose era “La paura dei barbari”, in cui Todorov teorizzava il rischio della deriva violenta dell’Europa: a causa del clima di paura e tensione perenni, il rapporto con l’altro può diventare sempre più difficile. A questo proposito, intervistato subito dopo l’attentato di Nizza dello scorso anno: “Dobbiamo evitare di diventare anche noi dei ‘barbari’, di diventare torturatori come quelli che ci odiano. Il multiculturalismo è lo stato naturale di tutte le culture. La xenofobia, le pulsioni sull’identità tradizionale non sono destinate a durare. Una cultura che non cambia è una cultura morta”.

Anche il fanatismo jihadista, sosteneva, va affrontato senza sacrificare i nostri princìpi: “Il nemico è anche interiore, i nostri demoni ci spingono ad assomigliare all’avversario per combatterlo meglio. Ma terrorizzare i terroristi significa diventare come loro”.

Todorov credeva nella possibilità dell’uomo di resistere, di conservare il proprio senso etico pur se sottoposto a trattamenti brutali e supplizi indicibili. ‘Resistenti’, sua ultima fatica letteraria, datata 2015,  affrontava proprio questa tematica.  Con ‘Resistenti’, l’autore appena scomparso raccontava la passione civile e i destini di otto dissidenti esemplari, di otto indomiti ribelli: Etty Hillesum, la giovane deportata ad Auschwitz, l’oppositrice antinazista Germaine Tillion, i grandi scrittori russi Boris Pasternak e Aleksandr Solženicyn, i paladini dei diritti dei neri Nelson Mandela e Malcolm X, il pacifista israeliano David Shulman, Edward Snowden, l’informatico che ha svelato l’attività di intrusione e spionaggio dell’Amministrazione americana.  Muovendo dai ricordi della sua personale esperienza vissuta sotto l’opprimente regime sovietico, faceva rivivere sulla pagina uomini e donne che incarnano la scelta di privilegiare la felicità comune, la fede senza confini nella giustizia, il valore della forza di volontà. Otto vite straordinarie diventano così, nelle riflessioni di un grande maestro, l’occasione di un’analisi lucida e appassionata delle questioni politiche più significative dei nostri giorni, e una fonte di continua, attualissima ispirazione.

Direttore di ricerca onorario al Centro Nazionale di Ricerca Scientifica di Parigi, ha ricevuto numerosi premi in Italia e all’estero, tra i quali, nel 2008, il Premio Principe delle Asturie per le Scienze sociali, il Premio Charles Lévêque dell’Accademia Francese di Scienze Morali e Politiche, il primo Premio Maugean dell’Académie Française e il Premio Nonino. Nel 2007 è stato vincitore del Premio “Dialogo tra i continenti” assegnato dal Premio Grinzane Cavour. Nel 2010 è stato ospite al Salone del Libro di Torino, ricevendo il Premio “Giuseppe Bonura” per la critica militante.

Dopo Eco e Bauman il mondo della cultura saluta con cordoglio un’altra straordinaria mente.

“L’intellettuale è uno studioso o un’artista (categoria che include anche gli scrittori) che non si accontenta di fare opere scientifiche o di creare opere d’arte, di contribuire dunque al progresso della verità o allo sviluppo del bello, ma che si sente anche toccato dal problema del bene pubblico, dei valori della società in cui vive e che partecipa quindi al dibattito su quei valori. L’intellettuale, secondo questa definizione, si situa a uguale distanza dall’artista o dallo studioso che non si preoccupa della dimensione politica ed etica del suo lavoro, come dal politico e dal propagandista di professione, che non produce alcuna opera”.

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