Multa da mezzo miliardo di euro ad Oculus per violazione di brevetto
Oculus dovrà pagare cinquecento milioni di dollari per aver violato un accordo di riservatezza stipulato con ZeniMax.
Appena dopo essere saliti a bordo del social network di Mark Zuckerber, era arrivata la citazione in giudizio. Nel dettaglio, Oculus è stata accusata di aver violato alcuni brevetti depositati da ZeniMax sulla gestione degli auricolari integrati sui visori, venuti in possesso di Facebook Inc solo grazie ad un accordo – attualmente concluso – che avrebbe visto entrambe le parti impegnate in un percorso condiviso nel settore della nascente tecnologia.
I vertici di Oculus hanno dichiarato che faranno appello contro la decisione. Ma per ora, i vincitori si godono la sentenza, considerata un successo a metà. Oculus infatti si è salvata dal capo d’imputazione più grave, la violazione del segreto industriale.
ZeniMax è la società madre di ID Software, che ha creato videogiochi come «Doom» e «Quake». Il co-fondatore John Carmack è ora il chief technology officer di Oculus. Ancora in ID Software, lui e il Ceo di Oculus, Palmer Luckey, si erano scambiati delle e-mail, il cui argomento era lo sviluppo di un prototipo delle cuffie di punta dell’azienda.
Proprio adesso che Facebook ha appena annunciato un balzo del 51% del proprio fatturato del quarto trimestre, grazie alle attività di mobile advertising, che rappresentano il 84% delle entrate. I ricavi del colosso sono aumentati a 8,81 miliardi di dollari, sopra le attese degli analisti che scommettevano su 8,51 miliardi di dollari.
L’utile per azione si è attestato a 1,41 dollari, oltre gli 1,31 dollari attesi dal mercato. I conti sopra le attese spingono il titolo Facebook nelle contrattazioni after hours, dove arriva a guadagnare il 3,05%.
La giuria ha quindi stabilito che Zenimax dovrà riscuotere un risarcimento pari a 500 milioni di dollari, una cifra degna di nota, anche se nettamente inferiore rispetto ai 2 miliardi di dollari richiesti dall’azienda, perché Oculus non è comunque risultata colpevole di furto di proprietà intellettuali o di appropriazione indebita dei segreti commerciali.
CEO e Chairman di Zenimax, Robert Altman, si è comunque dichiarato soddisfatto del verdetto della giuria, affermando che “la tecnologia è la base del nostro business e consideriamo il furto della proprietà intellettuale una cosa grave. Apprezziamo il verdetto della giuria e l’impegno a pagare la multa per una seria violazione”.