Naufragio di fronte la Libia, recuperati 74 corpi di migranti
Ennesimo drammatico naufragio, questa volta davanti le coste della Libia. I corpi di 74 migranti clandestini, tra i quali tre donne, sono stati recuperati sulla costa occidentale libica tra ieri e oggi a una cinquantina di chilometri a ovest di Tripoli.
Sembra che l’imbarcazione colata a picco fosse in grado di portare oltre cento persone, non si esclude quindi che il mare possa restituire altri i corpi di altre vittime di questo nuovo naufragio.
Dall’aspetto, le vittime sembrano essere di «diverse nazionalità africane», ha riferito ancora il portavoce. «I corpi sono stati restituiti dal mare sulle coste della città», ha detto inoltre Misrati riferendosi a un centro il cui nome è traslitterabile anche «ez-Zauia». L’avvistamento è stato fatto da abitanti e un commissariato della zona ha avvertito la Mezzaluna, la versione islamica della Croce rossa.
I cadaveri, dopo l’esame dei medici legali saranno trasportati il cimitero morti senza nome di Tripoli. Il ritrovamento ripropone ancora una volta il dramma dei traffici illegali di esseri umani tra Libia e Italia, disperati provenienti da Paesi subsaharani, Sahel e Corno d’Africa alla ricerca di una vita migliore, ma che molto spesso finiscono stritolati in meccanismi di sfruttamento o inghiottiti dalle acque.
Sempre ieri un altro avvistamento: intorno alle 18 i militari del Reparto Aeronavale di Cagliari della Guardia di Finanza hanno avvistato dall’elicottero al largo delle coste meridionali della Sardegna contro l’immigrazione un barchino con 12 persone a bordo.
L’imbarcazione è stata raggiunta da una motovedetta e scortata in porto. Si tratta di 12 uomini, forse di nazionalità algerina, sono stati trasferiti al centro di prima accoglienza di Assemini (Ca). Nel corso del fine settimana ci sono stati 9 sbarchi nelle coste del Sulcis, per un totale di 112 migranti.
Nonostante le intercettazioni recenti fatte dalla Guardia costiera libica, sono tanti quelli che sfuggono ai radar e si avventurano nel Mediterraneo con l’obiettivo di raggiungere le unità militari della missione Sophia oltre le 12 miglia marine. Una rotta della speranza che come per i 74 migranti di Zawaya, si trasforma non di rado in un viaggio senza ritorno.