‘Ndrangheta, baciamano al boss arrestato dopo 23 anni di latitanza
Baciamano al latitante arrestato dai carabinieri dopo 23 anni di latitanza. Un gruppo di cittadini calabresi ha salutato il mafioso arrestato come un eroe, aspettandolo sull’uscio della porta. Il procuratore di Reggio Calabria: “I carabinieri non l’avrebbero mai permesso ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto dove era difficile anche muoversi affiancati”.
È terminata con l’arresto la latitanza del boss della ‘Ndrangheta, Giuseppe Giorgi. È uscito dalla botola nascosta sopra il camino di casa sua, ma al passaggio in manette tra la folla, le persone gli hanno riservato gesti d’affetto. Il boss si è rivolto al tenente colonnello che lo ha arrestato e gli ha chiesto “Voi siete Mucci (il nome del tenente colonnello, ndr)? Voi siete bravo”. Il colonnello è famoso per gli arresti ai danni dei mafiosi e per questo riconosciuto dal boss, accolto da saluti e baci da parte della folla. Il mafioso è accusato di associazione mafiosa, traffico di droga e ricercato in Europa per omicidio.
Le parole del procuratore
Giorgi dovrà scontare 28 anni di carcere al 41 bis. Uscirà dal carcere a 81 anni. Il procuratore della repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, ha detto all’Ansa: “I carabinieri che si abbracciano felici come bambini dopo l’arresto sono la parte più bella di uno Stato efficiente in grado di catturare un latitante. Loro non avrebbero mai permesso il baciamano, ma si sono trovati a muoversi in un corridoio lungo e stretto dove era difficile anche muoversi affiancati. In più è giunto al termine di una perquisizione durata oltre cinque ore nel corso delle quali i militari hanno lavorato in presenza di persone in casa che urlavano e minacciavano dicendo che non c’era nessuno. Noi, inoltre, conosciamo bene la forza militare della ‘ndrangheta, ed in quel contesto, i carabinieri erano anche impegnati a guardarsi intorno”.
E prosegue: “L’aspetto straordinario di questa vicenda è stata la capacità dei carabinieri, con il coordinamento della Dda, di raggiungere l’obiettivo della cattura del latitante più importante. Un risultato ottenuto con la sola capacità di indagine, senza ricorrere a confidenti. Noi, inquirenti ed investigatori, non abbiamo rapporti con la criminalità. Non intendiamo dare riconoscimenti a nessuno. Un risultato raggiunto con il sacrificio di uomini e donne dell’Arma che hanno lavorato 24 ore di seguito ed anche di più perché l’importante è raggiungere il risultato. In altri Stati, al termine del servizio staccano, qua no. Quei ragazzi e ragazze sono andati avanti fino a centrare il risultato, senza guardare l’orologio. Una situazione che ho il privilegio e conoscere e condividere. Il festeggiare insieme, l’abbracciarsi è un po’ come tornare bambini, è dimostrare l’amore per il proprio lavoro. E quella è la parte più bella dello Stato”.