‘Ndrangheta, catturato il boss Pesce: “Vi è arrivata la chiamata?”
E’ stato catturato nelle prime ore della mattina a Gioia Tauro Antonino Pesce, il boss latitante dell’omonima cosca di `Ndrangheta.
Pesce, 34 anni, è stato arrestato dai carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Reggio Calabria insieme a quelli della locale compagnia carabinieri e da militari dello squadrone cacciatori Calabria, per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso e traffico internazionale di sostanze stupefacenti.
Ai militari che lo hanno ammanettato ha chiesto con disprezzo: “Vi è arrivata la chiamata?”, pensando di essere stato tradito da qualcuno. Invece, i carabinieri sono arrivati ad Antonio Pesce, 34 anni, capo della cosca di Gioia Tauro, seguendo i familiari fin dal primo giorno della sua latitanza, iniziata a luglio scorso, dopo che il giudice delle indagini preliminari di Reggio Calabria aveva accolto la richiesta della direzione distrettuale antimafia e aveva dato il via libera ad un’ordinanza d’arresto nei suoi confronti per associazione mafiosa e traffico internazionale di sostanze stupefacenti, nell’ambito dell’operazione “Vulcano” condotta dalla guardia di finanza.
Il boss, all’irruzione dei militari, ha tentato di disfarsi, lanciandola dalla finestra dell’abitazione, di una pistola, poi prontamente recuperata dai carabinieri.
L’arma è risultata essere una pistola semiautomatica in ottimo stato e perfettamente efficiente, completa di caricatore e relativo munizionamento. Successivamente, non ha opposto ulteriore resistenza.
Pesce è ritenuto, anche a seguito dello stato di detenzione di altri familiari, colui che si occupava dell’approvvigionamento delle risorse finanziarie, principalmente gestendo l’attività di importazione di cocaina dal Sudamerica e curando l’esfiltrazione della stessa laddove importata da altri e stoccata in container sbarcati al porto di Gioia Tauro, amministrando tali risorse finanziarie e distribuendole ai vertici della cosca detenuti ed ai loro familiari.
Inoltre, lo stesso Pesce curava i rapporti con le altre cosche, in particolare quella dei Bellocco e dei Mole’.
Oltre al latitante, è stato tratto in arresto per il reato di favoreggiamento personale anche Tonino Belcastro, 53 anni, nullafacente, già noto alle forze dell’ordine e proprietario dell’abitazione dove si trovava insieme a Pesce al momento dell’irruzione dei carabinieri.