Nessun risarcimento per Fabrizia, morta nell’attentato di Berlino
Nessun risarcimento per la morte di Fabrizia Di Lorenzo, la ragazza italiana rimasta vittima dell’attentato di Natale al mercatino di Berlino.
In Germania c’è una legge del 1985 che esclude risarcimenti per i danni che sono stati causati alle vittime di crimini violenti commessi «con un veicolo a motore o un rimorchio». La famiglia della 31enne di Sulmona e racconta di come i tedeschi siano stati «insensibili, assenti, disorganizzati, incapaci».
Con Fabrizia sono morte altre 11 persone e 60 sono rimaste ferite. Per tutte il trattamento è uguale. Per la famiglia Di Lorenzo è tanta la rabbia per il comportamento delle autorità di Berlino. Perché per i tedeschi, o meglio per quella legge, la figlia non è stata uccisa da un terrorista, dal tunisino Anis Amri, poi ucciso quattro giorni dopo la strage a Milano.
Quella serata in cui Fabrizia era andata ai mercatini a comprare i regali la ricordano bene. La madre ha chiamato la figlia. «Ha risposto un ragazzo in inglese. Non capivo e ho passato il telefono a mio figlio al quale ha detto che aveva trovato il cellulare ai mercatini di Natale e che lo avrebbe portato alla Polizia. Ho pensato che Fabrizia lo avesse perso, ma quando abbiamo saputo dell’attentato abbiamo allertato la Farnesina. Nella notte io e mio figlio siamo partiti con il primo aereo per Berlino. Gaetano è rimasto a Sulmona per ogni evenienza».
Disperata la sofferenza per la figlia nelle parole riportate del papà Gaetano. «Era solare, brillante, amante della vita, impegnata. Voleva un mondo migliore». Lavorava per un’azienda di logistica, aveva una laurea magistrale in relazioni internazionali e diplomatiche, un master in tedesco. Uno dei suoi ultimi tweet era contro il terrorismo, per l’integrazione. Dice la mamma che «è stata ammazzata da chi non si è integrato».
Come sempre in questi casi la questione rimborso non è economica. «Non c’è importo che possa pagare la morte di nostra figlia – sipega la signora Giovanna – ma un risarcimento significherebbe ammettere le responsabilità per non aver fermato un criminale noto da anni, e per non aver preso precauzioni, come le barriere installate dopo l’attentato».
L’unico vero risarcimento andrà ai parenti dell’autista polacco del tir: Amri lo ha ucciso a colpi di pistola. Questo conta. Il tir lanciato a tutta velocità sulla folla no.
I parenti delle vittime tedesche avevano anche ricevuto un conto, poi ritirato, dell’obitorio. Quando sono stati ricevuti, solo in febbraio, dal Presidente della Repubblica Joachim Gauck hanno detto «che ciò che aveva amareggiato era stata la mancanza di sensibilità e umanità ma anche che la Germania si era dimostrata inefficiente e incapace, a dispetto della sua immagine internazionale».