Noemi, picchiata e colpita al collo: si cerca l’arma del delitto

Noemi, picchiata e colpita al collo: si cerca l’arma del delitto

I risultati dell’autopsia effettuata sul corpo di Noemi Durini fanno emergere novità.  La giovane è stata picchiata e poi accoltellata al collo prima di morire. I medici legali hanno riscontrato sul cadavere della sedicenne «lesioni contusive multiple da picchiamento al capo e agli arti e lesioni da arma bianca al capo e collo».

Trovata la punta di un coltello ma si cerca ancora l’arma

La punta di un coltello è stata trovata durante l’autopsia compiuta a Lecce sul corpo di Noemi Durini. La pm ha disposto una nuova perquisizione nella casa del fidanzato 17enne della ragazza. Il giovane è ora detenuto in Sardegna con l’accusa di omicidio premeditato. Nell’appartamento di Alessano è in corso da parte dei carabinieri della scientifica la ricerca della parte mancante del coltello utilizzato per commettere il delitto.

Nel corso dell’interrogatorio durante il quale il fidanzato ha confessato il delitto, il 17enne aveva detto che la lama del coltello utilizzato per uccidere la ragazza si era spezzata dopo aver sferrato il fendente alla nuca della ragazza. Aveva quindi spiegato di aver avvolto il manico dell’arma nella sua maglietta e di averlo nascosto in una zona di campagna che non ha saputo indicare.

Non ci sono segni di colpi di pietra sul corpo di Noemi

Il coltello ha lama curva, più larga alla base per finire all’estremità ben appuntita, meno lunga del palmo di una mano, col manico di plastica invece di lunghezza maggiore. La descrizione è stata fatta dallo stesso giovane, che lo ha disegnato agli inquirenti su un foglio di carta, durante l’interrogatorio del 13 settembre scorso. Il disegno compare tra gli atti acquisiti dagli investigatori

È confermata, invece, la circostanza, già emersa, che sul cadavere della ragazzina non sono presenti segni di pietrate. L’autopsia è stata compiuta tre giorni fa dal medico legale nominato dalla Procura, Roberto Vaglio, e dal consulente della famiglia della vittima, il medico legale barese Francesco Introna.

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