Non ho rapporti con papà Cristiano, ma preparerei il suo piatto preferito se venisse da me. Invece, nonno Faber scriveva ricette.
Filippo De André, figlio d’arte, ha scoperto nella cucina la sua forma preferita di espressione artistica, nonostante sia cresciuto circondato dalla musica e dalla scrittura. La cucina per lui è come un teatro, dove può raccontarsi senza filtri. Ha iniziato a sperimentare con gli ingredienti da barman, ma il suo amore per la cucina lo ha portato a intraprendere un percorso professionale presso l’accademia Boscolo Etoile Academy. La sua famiglia ha sempre avuto un ruolo importante nella sua passione per la cucina, con il padre e il nonno che hanno influenzato la sua dedizione e cura per i dettagli.
La passione di Filippo De André per la cucina e la sua famiglia
Filippo De André ha ereditato la passione per l’arte dalla sua famiglia, immerso nella musica e nella scrittura fin da giovane. Sebbene sappia suonare la chitarra come suo nonno Fabrizio e suo padre Cristiano, ha scoperto che la cucina è il suo vero mezzo di espressione.
In un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato come la sua famiglia abbia influenzato la sua passione per la cucina, definendola come una forma di teatro che gli permette di raccontarsi senza filtri.
Dopo aver iniziato come barman a 18 anni, Filippo ha gradualmente sviluppato la curiosità per la cucina professionale, seguendo corsi e ricevendo supporto dalla madre. La sua carriera è stata segnata dall’accademia Boscolo Etoile Academy e dall’insegnamento del chef Pasquale Pantaleone.
Oltre a essere un mezzo di espressione personale, per Filippo essere chef significa esplorare la società e entrare nella psicologia di ciascun cliente attraverso i suoi piatti. La sua cucina semplice e tradizionale riflette l’amore e il sentimento che mette in ogni piatto, aperto alle contaminazioni ma sempre fedele alla sua passione. La sua famiglia, in particolare il padre Cristiano e il nonno Fabrizio, hanno lasciato un segno indelebile nella sua cucina, trasmettendogli la dedizione e la cura per il dettaglio.
La passione di Filippo De André per la cucina e l’arte culinaria
Filippo De André è figlio d’arte: cresciuto circondato dalla musica e dalla scrittura, ha trovato nel mondo artistico la sua forma d’espressione. Sa suonare la chitarra come suo nonno Fabrizio e suo padre Cristiano. Nel tempo, però, ha scoperto che tra tutti i modi con cui poter esprimere i propri sentimenti e le proprie sensazioni, il combinare ingredienti in cucina, era ciò che preferiva.
In un’intervista al Corriere della Sera, ha raccontato la sua vita e le sue esperienze e quanto della sua famiglia c’è nel suo essere cuoco.
«La musica è parte della mia vita, così come la pittura, la scultura, la recitazione – ha raccontato – In particolare il teatro. La cucina per me è una forma di teatro: mi permette di raccontarmi senza filtri».
«Ho cominciato a fare il barman a 18 anni quando mia sorella Fabrizia mi regalò un corso di bartender alla Flair Academy di Milano – ha ricordato – Mi piaceva combinare gli ingredienti tra loro. Proprio quella sperimentazione mi portò, pian piano, a provare curiosità per la cucina professionale. Mi ci accostai con timore reverenziale: mi intimidiva. Ma più mi intimidiva, più mi convincevo del fatto che quella era la sfida da raccogliere». Poi, l’accademia Boscolo Etoile Academy, percorso intrapreso grazie al supporto della madre e che ha segnato la sua carriera: «Sempre grato a chef Pasquale Pantaleone che mi ha insegnato l’umiltà, l’abnegazione, il coraggio di rialzarmi sempre».
Non solo, per lui essere chef è il mezzo per scoprire la società e il mondo che lo circonda: «Ogni cliente è un universo a sé: io trovo affascinante entrare nella psicologia di ciascuno. Chi va a mangiare in un ristorante in genere si aspetta coccole. Cerco di assecondare in maniera informale». Nei suoi piatti una cucina tradizionale: «Alla cucina sofisticata realizzata per dimostrare che io ne so, preferisco piatti semplici, che arrivano al cuore. Piatti in cui l’amore e il sentimento che provo nel realizzarli sono ingredienti tanto nascosti, quanto irrinunciabili. Poi, però, sono aperto alle contaminazioni».
«Quando infarcisci di ricordi una ricetta, generi un’emozione che va al di là della bontà del piatto in sé. Il cibo ha la straordinaria capacità di solleticare il nostro stato d’animo» ha raccontato nell’intervista. La sua famiglia è parte integrante della cucina; senza ricordi per lui il cibo è solo sapore.
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