Non vede i figli da luglio: Giappone non prevede affidamento congiunto

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Un uomo italiano sposato con una giapponese da cui ha avuto due bambini, ha perso i contatti con i figli dopo che la moglie si è trasferita a vivere in un’altra città e ha iniziato a impedirgli di vederli. Non vede i suoi figli da luglio ed è difficile che nell’immediato le cose possano cambiare.

E non può fare niente a causa dell’assenza nell’ordinamento nipponico di norme sull’affido e in particolare di quello congiunto. «Nei giorni scorsi mi ha scritto anche la consigliera diplomatica della Presidenza della Repubblica e spero che qualcosa si possa sbloccare — dice l’uomo al telefono da Tokio —. Martedì inoltre il deputato giapponese Kenta Matsunami ha parlato della mia vicenda in un’interrogazione parlamentare, perché è esemplare di come il Paese tratta i bambini con doppia nazionalità. Dal loro governo però non sono ancora arrivate risposte soddisfacenti».

La sua storia è simile a quelli di molti uomini (non solo occidentali) in Giappone: solo nel 2015, secondo il Japan Times, ci sono stati 97 richieste d’affido dei figli da parte di genitori divorziati che non ne avevano la custodia, ma solo in 27 casi è stato garantito. Gli ordini di affidare i figli all’altro genitore vengono spesso ignorati perché mancano le regole per la loro applicazione (tanto che si applica la legge che vale per i trasferimenti di proprietà).

La moglie dell’uomo, dopo un periodo di convivenza in Giappone da cui sono nati due figli, ha deciso di lasciare l’uomo. Gli incontri con i figli sono diventati sempre più rari fino a quando la donna con una mail non ha deciso di comunicargli che non li avrebbe più rivisti. Da quel momento comincia l’incubo, perchè la legge nipponica non prevede l’affidamento congiunto.

In Giappone vige il «principio di continuità e stabilità». Stabilisce che i bambini rimangano con il genitore con il quale vivono al momento della separazione. «Di fatto legalizza il sequestro dei figli: il genitore che vuole andare via li porta con sé e l’altro non può fare niente» sostiene l’uomo. «Gli stranieri si appellano alla Convenzione dell’Aia che però in Giappone viene spesso disattesa».
Entro l’anno prossimo il governo potrebbe portare all’esame del Parlamento nipponico una legge che regoli finalmente le procedure di affido dei figli nei casi di separazione e divorzio. L’ha chiesta nel 2016 al Consiglio legislativo (un ente di consulenza) il ministro della Giustizia Katsutoshi Kaneda.

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