La Grande moschea di Roma, gestita dal Centro islamico culturale d’Italia, esclude gli ambasciatori stranieri dal consiglio di amministrazione. Le dichiarazioni dello studioso Paolo Naso sono state replicate in una nota del presidente del Centro, Naim Nasrollah. Le modifiche dello Statuto nel 2018 hanno escluso i membri del corpo diplomatico, ricevendo il parere favorevole del Consiglio di Stato. Il Consiglio Onorario comprende i Capi missione degli Stati membri dell’organizzazione di Cooperazione Islamica e personalità proposte dal Consiglio di Amministrazione. Il Centro si dedica a promuovere un Islam autonomo e rispettoso delle normative italiane, senza connessioni con le ambasciate straniere.
Il Centro islamico culturale d’Italia ha recentemente fornito importanti chiarimenti in merito alle modifiche apportate al suo Statuto nel 2018. Queste modifiche hanno comportato l’esclusione dei membri del corpo diplomatico dall’assemblea dei soci e dal Consiglio di amministrazione, con il supporto del Consiglio di Stato e del Ministero dell’Interno.
Il Consiglio Onorario è stato creato per includere i Capi missione dei Paesi membri dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica, accreditati presso il Quirinale e la Santa Sede, oltre ad altre personalità proposte dal Consiglio di Amministrazione. Questo organismo consultivo è finalizzato a garantire l’adeguamento del contesto islamico presente in Italia ai valori di pace, dialogo e convivenza civile, in linea con la Costituzione.
La presenza degli ambasciatori è stata esclusa dal Consiglio di Amministrazione, che ora opera senza alcuna influenza gestionale da parte delle ambasciate. Queste modifiche hanno ridefinito le finalità del Centro, che si concentra principalmente sull’operare come ente di culto in Italia, rappresentando i musulmani sul territorio nazionale conformemente ai principi costituzionali e all’ordinamento giuridico nazionale.
Il Centro invita il dimissionario Coordinatore del Consiglio per le relazioni con l’Islam, Paolo Naso, a prendere visione delle modifiche apportate, sottolineando l’impegno verso la costruzione di un Islam italiano autonomo e rispettoso delle leggi vigenti. Ciò nonostante, le modifiche apportate non sono state pienamente comprese e apprezzate da chi dovrebbe facilitare il dialogo tra le diverse istituzioni islamiche in Italia.
Il Centro Islamico Culturale d’Italia, gestore della Grande moschea di Roma, ha emesso una nota ufficiale per chiarire la situazione riguardante il suo consiglio di amministrazione e la presenza degli ambasciatori stranieri. Contrariamente a quanto affermato da uno studioso, il Centro ha apportato significative modifiche allo Statuto nel 2018, che hanno escluso i membri del corpo diplomatico dall’assemblea dei soci e dal Consiglio di amministrazione.
Nel comunicato si sottolinea che le modifiche statutarie sono state approvate dal Consiglio di Stato e hanno l’obiettivo di garantire un adattamento all’attuale contesto islamico in Italia, promuovendo valori di pace, dialogo e convivenza civile in linea con la Costituzione. Il Consiglio Onorario, composto dai Capi missione dei Paesi membri dell’Organizzazione per la Cooperazione Islamica e altre personalità proposte dal Consiglio di Amministrazione, svolge un ruolo consultivo a favore del Centro.
È stato specificato che attualmente il Consiglio di Amministrazione non include ambasciatori e le ambasciate non hanno potere gestionale. Le modifiche allo Statuto mirano a delineare meglio il ruolo del Centro come ente principalmente di culto in Italia, rappresentando i musulmani sul territorio nazionale e riducendo la connessione con le rappresentanze diplomatiche straniere, in piena conformità con la Costituzione e le leggi italiane.
Il Centro invita il dimissionario coordinatore del Consiglio per le relazioni con l’Islam, Paolo Naso, a prendere visione delle modifiche apportate per favorire un Islam italiano autonomo e rispettoso delle normative vigenti. Si esprime dispiacere per la mancata comprensione delle trasformazioni statutarie da parte di coloro che dovrebbero facilitare il dialogo con le diverse componenti dell’Islam in Italia.
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