Nuova scoperta sul ruolo dei linfociti T regolatori
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Un nuovo studio del Cnr-Ieos e dell’Università Federico II di Napoli ha identificato un approccio promettente per combattere il tumore al seno tramite l’immunoterapia. I linfociti T regolatori sono stati individuati come cruciali nello sviluppo del carcinoma mammario, creando un ambiente tumorale aggressivo. L’immunoterapia mira a rimuovere queste cellule per permettere al sistema immunitario di reagire contro il tumore. La proteina FOXP3E2 è stata identificata come un marcatore utile per prevedere la prognosi delle pazienti. Questi risultati hanno il potenziale di rivoluzionare la cura del tumore al seno e di altri tipi di tumore, migliorando la qualità della vita dei pazienti.
Un nuovo approccio all’immunoterapia per il tumore al seno: risultati di uno studio innovativo
Un recente studio condotto dal Cnr-Ieos e dall’Università Federico II di Napoli ha identificato un nuovo approccio per combattere il tumore al seno attraverso l’immunoterapia. La ricerca, pubblicata su Science Advances e sostenuta da Fondazione AIRC, apre nuove prospettive per la prognosi e il trattamento della malattia.
Gli studiosi hanno scoperto che i linfociti T regolatori (Treg), un tipo di cellule del sistema immunitario, giocano un ruolo chiave nello sviluppo del carcinoma mammario. Queste cellule, presenti in alta concentrazione nei tumori primari e nel sangue delle pazienti con prognosi sfavorevole, creano un microambiente tumorale più aggressivo.
In condizioni normali, i linfociti Treg regolano le risposte immunitarie dell’organismo. Tuttavia, nel caso del tumore al seno, essi limitano la risposta antitumorale, favorendo la crescita del tumore. L’immunoterapia si basa sulla rimozione selettiva di queste cellule per consentire al sistema immunitario di reagire e distruggere il tumore.
Un aspetto innovativo dello studio è stato l’individuazione della proteina FOXP3E2, una variante espressa dai linfociti Treg nei tumori al seno ormono-positivi. Grazie alla biopsia liquida, i ricercatori sono riusciti a prevedere la prognosi delle pazienti già in fase di diagnosi.
I risultati di questa ricerca aprono la strada a nuove strategie per migliorare la prognosi e sviluppare trattamenti più mirati per le pazienti affette da tumore al seno. Se confermati da studi clinici più ampi, questi dati potrebbero portare alla creazione di nuovi biomarcatori e bersagli terapeutici, migliorando significativamente la qualità della vita delle persone malate di cancro.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Gennaio 2025, 13:24
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Nuovo approccio all’immunoterapia nel trattamento del tumore al seno
Un recente studio condotto dal Cnr-Ieos e dall’Università Federico II di Napoli ha identificato un nuovo approccio per combattere il tumore al seno attraverso l’immunoterapia. La ricerca, pubblicata su Science Advances e sostenuta da Fondazione AIRC, apre nuove prospettive per la prognosi e il trattamento della malattia.
Gli studiosi hanno scoperto che i linfociti T regolatori (Treg), un tipo di cellule del sistema immunitario, giocano un ruolo chiave nello sviluppo del carcinoma mammario. Queste cellule, presenti in alta concentrazione nei tumori primari e nel sangue delle pazienti con prognosi sfavorevole, creano un microambiente tumorale più aggressivo.
In condizioni normali, i linfociti Treg regolano le risposte immunitarie dell’organismo. Tuttavia, nel caso del tumore al seno, essi limitano la risposta antitumorale, favorendo la crescita del tumore. L’immunoterapia si basa sulla rimozione selettiva di queste cellule per consentire al sistema immunitario di reagire e distruggere il tumore.
Un aspetto innovativo dello studio è stato l’individuazione della proteina FOXP3E2, una variante espressa dai linfociti Treg nei tumori al seno ormono-positivi. Grazie alla biopsia liquida, i ricercatori sono riusciti a prevedere la prognosi delle pazienti già in fase di diagnosi.
I risultati di questa ricerca aprono la strada a nuove strategie per migliorare la prognosi e sviluppare trattamenti più mirati per le pazienti affette da tumore al seno. Oltre al carcinoma mammario, FOXP3E2 potrebbe essere un biomarcatore per altri tipi di tumore, come il carcinoma papillare renale, il carcinoma a cellule squamose della cervice e l’adenocarcinoma polmonare. Se confermati da studi clinici più ampi, questi dati potrebbero portare alla creazione di nuovi biomarcatori e bersagli terapeutici, migliorando significativamente la qualità della vita delle persone malate di cancro.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 30 Gennaio 2025, 13:24
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