Omicidio di Lecce, il papà di Noemi accusa il padre del ragazzo
Si aspetta di sapere quale dia stata la causa del decesso di Noemi per fare chiarezza sulla dinamica dei fatti ma soprattutto sulle responsabilità. Da un primo esame autoptico è emerso che Noemi non è morta a causa di un colpo di pietra alla testa: non emergerebbero infatti segni di fratture scheletriche, tantomeno al cranio. Questo fa quindi escludere che la giovane, come invece era stato detto in un primo momento, sia deceduta per i colpi inferti con una pietra in testa. A questo punto solo l’autopsia potrà fare maggiore chiarezza sulle cause che hanno provocato la morte della sedicenne.
Il padre di Noemi non crede alla versione del ragazzo
Il papà della 16enne di Specchia (Lecce) ritrovata morta nelle campagne di Castrignano del Capo. L’uomo questa mattina, voleva incontrare i genitori del 17enne che si è dichiarato colpevole dell’omicidio. Solo l’intervento dei carabinieri ha evitato che la situazione degenerasse. “Me l’ha uccisa, vieni fuori bastardo”, ha urlato più volte l’uomo cercando di arrivare alla casa.
Secondo le dichiarazione del padre di Noemi, il ragazzo era stato cacciato via da casa diverse volte. Il ragazzo «sta nascondendo suo padre, lo protegge, ma quello non si salverà, ha fatto tutto lui». Il papà di Noemi Durini, la sedicenne uccisa a Specchia dal fidanzato reo confesso, accusa il genitore di quest’ultimo sostenendo che ha un ruolo fondamentale nell’omicidio della figlia.
Il padre di Noemi avrebbe aiutato il diciassettenne anche in altre occasioni. «Andava a dormire nelle baracche e io l’ho portato a casa mia, gli compravo i vestiti, le sigarette». Dopo le reciproche denunce di maggio, racconta ancora l’uomo, ha cercato un incontro con i familiari del giovane, senza riuscirci.
Intanto il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha avviato accertamenti preliminari sulla procura per i minorenni di Lecce sul cui tavolo c’erano le denunce della mamma di Noemi Durini contro il fidanzato 17enne della ragazza. Orlando ha dichiarato: «Abbiamo ritenuto opportuno intervenire perché a una prima valutazione sono emerse delle condotte nelle attività dei magistrati che possono far supporre delle abnormità». E quindi come facoltà del ministro abbiamo attivato le procedure per la verifica ispettiva.