Onu contro Trump, 128 non riconoscono Gerusalemme come capitale d’Israele

Onu contro Trump, 128 non riconoscono Gerusalemme come capitale d’Israele

Onu contro Trump. Schiaffo dell’Assemblea generale delle Nazioni unite contro la decisione degli Usa di riconoscere Gerusalemme come capitale d’Israele. I voti favorevoli sono stati 128, i contrari nove, le astensioni 35.

L’America è sempre più isolata all’Onu su Gerusalemme. Dopo lo schiaffo in Consiglio di Sicurezza, dove gli Usa hanno bloccato con il veto la risoluzione anti Trump, per Washington è arrivata una nuova sconfitta in Assemblea Generale.

Onu contro Trump: chi ha votato contro

Hanno votato contro la risoluzione, tra gli altri, Guatemala, Honduras, Israele e Usa. Tra gli astenuti ci sono Argentina, Australia, Benin, Butan, Bosnia-Erzegovina, Canada, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Sud Sudan.

L’Italia ha votato a favore. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si è detto soddisfatto per il numero dei Paesi che non hanno votato la risoluzione Onu. “In Israele rigettiamo questa decisione dell’Onu e sottolineiamo con soddisfazione che un numero importante di Paesi non l’ha votata”, ha affermato il premier in una nota diffusa dal governo israeliano.

Anche i palestinesi si sono detti soddisfatti per il voto di oggi. “Questa decisione ribadisce che la giusta causa dei Palestinesi beneficia del sostegno del diritto internazionale (…) Dobbiamo proseguire i nostri sforzi all’Onu e nelle altre istanze internazionali per mettere fine all’occupazione israeliana e creare uno Stato palestinese con Gerusalemme Est come capitale”, ha affermato il portavoce del presidente palestinese Abu Mazen.

I documenti dell’Assemblea non sono vincolanti, ma il peso politico è rilevante. Il Presidente Trump in vista delle votazione aveva minacciato di tagliare i fondi ai sostenitori della mozione: «Lasciamo che votino contro di noi, salveremo un sacco di soldi».

In 22, inclusi Italia, Francia, Germania e Regno Unito, hanno votato sì.

Le reazioni al voto

“L’America sposterà la sua ambasciata a Gerusalemme, è la cosa giusta da fare. Nessun voto farà cambiare tale proposito, ma questo è un voto che gli Stati Uniti terranno a mente”, ha dichiarato l’ambasciatrice al Palazzo di Vetro, Nikki Haley, esprimendo tutto il disappunto dell’amministrazione.

“Lo ricorderemo quando saremo chiamati ancora una volta a dare maggiori contributi alle Nazioni Unite – ha continuato – Gli Usa sono il principale contributore, ma se i nostri investimenti falliscono, allora abbiamo l’obbligo di destinare le nostre risorse a cose più produttive”. Ribadendo poi che la decisione di Trump “non pregiudica lo status finale di Gerusalemme, non pregiudica la soluzione dei due stati e non danneggia gli sforzi di pace. Ma è un nostro diritto scegliere dove avere un’ambasciata”.

Dure le parole del ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu: «Uno stato membro dell’Onu ha minacciato gli altri, ci hanno chiesto di votare no o avremmo affrontato delle conseguenze. Questo atteggiamento è inaccettabile, un atto di bullismo». Mentre da Ankara il presidente Recep Tayip Erdogan ha affermato di sperare che venisse «impartita una lezione» agli Usa. E il ministro degli Esteri palestinese, Riad Malki, ha definito la scelta di Trump «un’aggressione alla nazione araba e ai musulmani nel mondo».

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