Ospedale di Nola, pazienti a terra. Sospesi i dirigenti

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Finiscono i lettini, i pazienti in eccesso vengono adagiati a terra. È successo al pronto soccorso di Nola “Santa Maria la Pietà”, in provincia di Napoli. Nelle gelide giornate di sabato 7 e domenica 8 gennaio, sono terminate le barelle disponibili e sono state adottate soluzioni “di fortuna”. I responsabili sono stati sospesi dal servizio.

I familiari commentano

I familiari dei pazienti hanno pubblicato dei post di lamentela sui social. Una foto, in particolare, ha fatto il giro della rete e ritrae Franca e Maria, due delle pazienti di quella notte, per terra. Tra i vari commenti c’è anche chi racconta di essere stata nella struttura e di aver vissuto sulla propria pelle quanto immortalato nella foto: “Sono stata sette giorni su dieci su una barella”. Il presidente della giunta regionale della Campania, Vincenzo De Luca, dopo aver convocato tutti i responsabili delle Asl e delle aziende ospedaliere della regione, ha ordinato di avviare le procedure di licenziamento dei responsabili.

Il direttore sanitario non si assume la colpa

Uno dei sospesi, il direttore sanitario, Andrea De Stefano, non accetta le accuse e spiega che la situazione è stata provocata dall’afflusso inaspettato di pazienti. Spiega infatti che tra sabato e domenica sono arrivate in ospedale numerose persone, circa 265: “Abbiamo preferito mettere a terra le persone piuttosto che non prestare loro assistenza”. In ospedale ci sono solo 15 barelle, 10 delle quali  prese in prestito dalle autoambulanze per far fronte all’emergenza. Secondo De Stefano, le immagini mostrate in tv sviano dalla vera realtà dei fatti: ”La persona ritratta a terra era stata messa in posizione anti-soffocamento perché era in preda al vomito. L’altra era invece in arresto cardiaco. Che dovevamo fare senza letti né barelle, mandarla via? I medici hanno preferito fare la defibrillazione sul pavimento, pur di salvarle la vita come è accaduto”. Il direttore sanitario attribuisce la colpa alle istituzioni e al sistema sanitario. “Ci sono pochi mezzi per circa 500 mila cittadini”, dice.

Anche gli altri medici si difendono

Anche gli altri medici non accettano di passare per “colpevoli”, rimandando la responsabilità dell’accaduto alla struttura. Da tempo avevano informato la direzione dell’Asl del basso numero di barelle per così tanti pazienti, senza ottenere risposta: “Oggi dovevamo essere in sei in servizio, invece siamo solo tre. E non possiamo neanche chiamare altro personale, non è concesso”. Una delle infermiere si scalda: “Ma ve lo abbiamo comunicato o no che qui non c’è posto? Perché li portate qui? Noi abbiamo finito le barelle, abbiamo finito anche le sedie!”.

Il terzo piano, il reparto “fantasma”

Gli operatori sanitari si sfogano e rivelano di un’ala dell’ospedale ormai in stato di abbandono, che potrebbe essere utile per ampliare i posti letto: “Quassù c’è un reparto che se fosse aperto risolverebbe molti dei nostri problemi. Invece è adibito da anni a spogliatoio del personale”. Al fatidico terzo piano si trovava il reparto di ortopedia, ormai da tempo dichiarato inagibile dai Nas. In attesa di un progetto di ristrutturazione, il personale sanitario lo usa come spogliatoio.

Intervengono i Nas

Nel corso della giornata, la situazione è cambiata. Molti pazienti hanno ottenuto delle barelle, alcuni sono stati trasferiti in altri ospedali. Il ministro della salute, Lorenzin, ha ordinato ai Nas e ai carabinieri di Nola di ascoltare le tesi dei medici e cercare fra i documenti per compiere una puntuale verifica dei fatti. La direzione sanitaria garantisce che penserà tempestivamente a delle soluzioni affinché non ci siano più casi simili.

 

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