Papa Francesco a Genova tra operai Ilva: “Disoccupazione una piaga”
Papa Francesco è oggi in visita a Genova. La prima tappa della lunga giornata genovese del Papa sarà allo stabilimento Ilva di Cornigliano dove incontrerà il mondo del lavoro.
Il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova, ha accolto le autorità insieme alle autorità cittadine: il prefetto Fiamma Spena, il sindaco Marco Doria, il presidente della Regione Giovanni Toti e il presidente dell’aeroporto Marco Arato.
L’incontro con i lavoratori
Circa 3500 lavoratori dell’industria genovese hanno accolto papa Francesco nel capannone 11 dello stabilimento genovese di Ilva Cornigliano.
“Grande emozione averlo qui – ha detto Francesco, uno dei lavoratori dell’Ilva – per lui abbiamo ristrutturato questo capannone”. “Che ci porti lavoro e serenità – ha detto un altro lavoratore – questo e’ il papa del popolo. Speriamo che ci aiuti, speriamo in una buona parola perché sono anni che soffriamo”.
“La situazione del lavoro – ha detto l’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco – è seria e grave: continua a colpire i giovani impediti di fare un progetto di vita, e gli adulti che hanno famiglia e impegni da onorare. Il luogo che abbiamo scelto, e che è stato subito messo a disposizione, è emblematico del problema”, ha detto aggiungendo che l’impegno pastorale della Chiesa “ha sempre cercato di contribuire alla salvaguardia del tessuto portuale, industriale, la rete delle piccole e medie imprese, oltre che la preservazione dei centri direzionali esistenti”.
Le parole del Papa
«Cari genovesi, vengo a farvi visita da pellegrino di pace e di speranza. So che Genova è una città generosa, che non chiude le sue porte, che si impegna ad accogliere e ad integrare quanti scappano dalla fame, dalla povertà e dalle guerre. Non posso non pensare che dal porto della vostra città, il 1° febbraio 1929, si imbarcarono sulla nave “Giulio Cesare” i miei nonni Giovanni e Rosa, e mio papà Mario, che allora aveva ventun anni.
“So quanto è pesante la disoccupazione, la mancanza di lavoro che colpisce giovani e meno giovani, e condiziona la vita di tante famiglie. Ma so anche che i genovesi non sono soltanto abitanti di una città di mare e dunque abituati ad avere a che fare con le imbarcazioni e con le reti. Sono anche capaci di «fare rete» e di essere solidali.
“Di aiutarsi l’un l’altro nel momento del bisogno, come hanno testimoniato tante persone durante le recenti tragiche alluvioni che hanno colpito la vostra città e che ci richiamano fortemente alla responsabilità di aver cura del creato. Penso alle persone che silenziosamente, ogni giorno, offrono un po’ del loro tempo per essere vicine a chi soffre nel corpo e nello spirito, a fare compagnia agli anziani soli, a visitare chi è ammalato, ad aiutare chi è povero”.