Papa Francesco in Myanmar: incontro con la leader birmana San Suu Kyi
Papa Francesco in Myanmar. Il pontefice è arrivato questa mattina nel paese asiatico poco prima delle 8.00 (13.30 ora locale) all’aeroporto internazionale di Yangon in Myanmar. Un viaggio apostolico che lo porterà in Bangladesh.
Fuori dall’aeroporto centinaia i fedeli ad attenderlo, in quello che è un evento storico per il Paese asiatico: si tratta infatti della prima visita di un pontefice in Myanamar. Papa Francesco si è quindi diretto all’arcivescovado di Yangon, nella residenza che lo accoglierà nel suo soggiorno in Myanmar, da cui partirà giovedì per il Bangladesh, dove si tratterrà fino al prossimo 2 dicembre.
In un messaggio inviato al Presidente Mattarella dall’aereo Alitalia che lo porta a Yangon, il Pontefice ha detto che prega “per il popolo italiano, affinché possa guardare al futuro con fiducia e speranza, costruendo il bene comune nell’attenzione ai bisogni di tutti i cittadini”.
Papa Francesco in Myanmar: il primo pontefice a visitare l’ex Birmania
Il viaggio pastorale durerà una settimana, fino al 2 dicembre. Si tratta del 21esimo viaggio internazionale di Papa Bergoglio e il terzo viaggio apostolico in Estremo Oriente. Sarà il primo papa a visitare il Myanmar (ex Birmania) mentre in Bangladesh andò, nel 1986, Giovanni Paolo II. In Myanmar non c’è ancora una nunziatura, in quanto le relazioni diplomatiche sono state allacciate soltanto lo scorso maggio, quindi il Pontefice alloggerà nella residenza dell’arcivescovo a Yangon.
In Myanmar e Bangladesh “la comunità cattolica costituisce una minoranza all’interno di maggioranze rispettivamente musulmana e buddista. E’ logico che il Papa incoraggerà queste comunità, oltre a confermarle nella fede, a essere una presenza di pace, di riconciliazione e di solidarietà all’interno della loro società quindi a lavorare soprattutto per il bene comune”.
Oltre ai capi religiosi del Paese e alle massime autorità locali, il papa avrà un colloquio con la consigliera del governo e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi. Occhi puntati soprattutto su quanto si diranno sulla gestione della crisi della minoranza rohingya, per la quale Myanmar e Bangladesh hanno trovato l’accordo per il rimpatrio.
Una visita che punta a dare un segnale di unità all’intera popolazione dell’area, in un momento drammatico. Da fine agosto, infatti, l’esodo dei profughi rohingya verso il Bangladesh ha causato una vera emergenza umanitaria: Unhcr parla di 622 mila persone fuggite, che vanno a sommarsi alle 160mila già presenti nel Paee al confine con il Myanmar.
Tutti attendono di vedere, adesso, se il pontefice pronuncerà o meno la parola “rohingya”, che i vescovi birmani gli hanno chiesto di “non nominare mai” durante la sua visita. Dal cardinale Charles Maung Bo è arrivato un esplicito appello a “evitare problemi tra le varie religioni, che non vogliamo avere”.