Pd, Renzi: “40% e urne, sennò è la palude”

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“C’è un modo per poter evitare il caos, molto semplice: arrivare al 40%. Noi ci siamo già arrivati. Se smettiamo a parlare del nostro ombelico e proviamo a cambiare il Paese, noi sappiamo come si fa”.

E’ quanto affermato da Matteo Renzi, ex premier e attuale segretario del Partito Democratico, tornato a  parlare in pubblico in occasione dell’ assemblea degli amministratori locali del Pd, svoltasi a Rimini.  “Sarà allora – spiega in privato – che faremo capire di non essere disposti ad accettare la palude”.

“Chi non muore si rivede” recita un detto più che mai calzante.

L’evento è un pretesto ghiotto per fare il punto della situazione, non solo all’interno del suo partito, ma con riguardo alle sorti del governo e del paese.

“Siamo nel mezzo di un cambiamento epocale, che non ci piace, ma che non possiamo nascondere. Un cambio di gioco della politica internazionale davanti al quale l’Europa non può reagire mandando una letterina all’Italia per lo 0,2%”, ha affermato Renzi in riferimento a Trump e alla politica internazionale.

Quanto invece all’italicum e alla futura chiamata alle urne nel post Gentiloni:

“Il punto, però, non è il giorno delle elezioni, non è se votiamo con la legge elettorale x o y, questi sono specchietti per le allodole. La questione vera è che il nostro mondo sta cambiando a una velocità così impressionate che o il Pd prova a giocare un ruolo di proposta, oppure diventiamo un luogo in cui qualcuno svolge un servizio, in cui il nostro ‘io’ è isolato rispetto alla forza del ‘noi’ e soprattutto abbiamo un contesto nel quale l’Italia gioca un ruolo di serie b”.

Renzi ha infine affermato che: “Prima o poi si voterà, al massimo tra un anno e ci dobbiamo far trovare pronti. La competizione sarà sostanzialmente a tre: ci sarà il gruppo di Grillo, ci sarà una destra e poi ci sarà un’area che sarà quella di chi, invece di urlare alle sirene nel Mediterraneo e giocare allo sfascio, fa delle proposte concrete, puntuali e partire da questo. Prendo l’impegno, come segretario del partito, a fare di questa rete la colonna del futuro partito democratico che mette al centro l’esigenza dei cittadini e non delle correnti“.

Un Renzi molto abbottonato, rispetto al suo solito ma, chiacchierando con i suoi, dopo il discorso, il segretario si lascia sfuggire una notizia: “Non ho talmente voglia di rivincita che sto pensando che anche in caso di vittoria potrei rinunciare ad andare a Palazzo Chigi”.  Secondo l’ ex premier alla guida del governo potrebbero invece andare Graziano Delrio o Paolo Gentiloni: “In questo caso io mi ritaglierei il ruolo di king maker per fare la campagna elettorale e le liste”.

Ecco il nodo delle prossime settimane, allora, quello su cui si giocherà la trattativa con la minoranza bersaniana: elezioni in cambio di rappresentanza. Per lunedì 13 febbraio è infatti prevista la direzione del Pd,  poi via alla campagna elettorale.

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