Per Tajani, l’autonomia va implementata correttamente, non come un credo dogmatico
Il 14 novembre 2022 si è tenuto a Bruxelles il Consiglio europeo, durante il quale il Ministro degli Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, ha espresso la necessità di verificare l’applicazione dell’autonomia differenziata in Italia. Ha sottolineato l’importanza che ogni riforma sia applicata correttamente nell’interesse generale dei cittadini, senza mettersi di traverso ma agendo per il bene comune. Tajani ha evidenziato la presenza di preoccupazioni in alcune regioni del Sud riguardo all’autonomia differenziata, ma ha sottolineato che questo non significa che esse non la vogliono.
Il vicepremier ha informato sulla creazione di un osservatorio da parte del partito, volto a vigilare sull’attuazione dell’autonomia differenziata. Ha ribadito l’importanza di discutere di questo tema anche in Consiglio dei Ministri, in quanto vi è una competenza comunitaria nel commercio estero, ma anche nazionale. Tajani ha enfatizzato che non è possibile sostituire lo Stato con le regioni in materia di commercio estero, in quanto l’export rappresenta il 40% del Pil e richiede una politica nazionale ben definita.
Il Ministro ha precisato che l’autonomia differenziata non è un dogma di fede, ma una riforma introdotta dalla sinistra nel 2001 e fortemente voluta anche dalla Regione Emilia Romagna. Ha espresso l’impegno a garantire un’applicazione corretta dell’autonomia, senza ostacolarne l’attuazione ma assicurandone la corretta implementazione. Tajani ha evidenziato che è fondamentale essere chiari sulle competenze che non devono essere sottratte al Ministero degli Esteri, al fine di garantire una coerenza e coesione nella politica estera.
In conclusione, il Ministro ha ribadito che l’obiettivo è vigilare sull’applicazione dell’autonomia differenziata in Italia, assicurando che essa sia effettuata nel rispetto dell’interesse generale dei cittadini e nel quadro di una politica nazionale ben definita. Tajani ha sottolineato che l’autonomia differenziata non deve essere vista come un ostacolo, ma come una opportunità per migliorare l’efficienza e la governabilità del Paese.
